“This is football” avrebbe probabilmente esclamato Antonio Conte se fosse stato intervistato al termine dei due quarti di finale disputati nella serata di ieri.
Forse la massima espressione emozionale della pazzia del gioco del calcio unita da diversi fili conduttori passanti per l’asse Londra-Dortmund.
Chelsea-PSG e Borussia-Real Madrid sono due incontri dalla trama simile, con due registi su tutti capaci di provare a riscrivere la storia.

 

Stamford Bridge e (ex) Westfalenstadion, due cornici diverse ma a loro modo spettacolari. Il frastuono giallo e le note blues, l’aristocrazia e la tenacia.
A Londra si prega calcio, o meglio, si prega Josè Mourinho, l’uomo capace di riportare il Chelsea a competere a grandi livelli dopo il disastro Villas Boas. A Dortmund si cerca di esorcizzare i demoni, gli stessi ad aver riempito l’infermeria per tutta la stagione ma incapaci di abbattere la forza di Jurgen Klopp.

 

C’è però da fare i conti con la realtà. Il Chelsea arriva da un tagliente 3-1 subito nei minuti finali dal PSG di Blanc e di Pastore, capaci in un batter d’occhio di congedare Cech e Torres, due che comunque hanno fatto, a loro modo, la storia dei blues. Dall’altra parte c’è da ribaltare un 3-0 pesantissimo subito da un Real Madrid forse mai tanto forte davanti quanto sciagurato dietro. Ma il Real è il Real.


Minuto 18. 
C’è sempre un momento nella vita in cui credi che le cose non possano, per una forza superiore, andare nel giusto verso. Da Londra a Dortmund si chiama “Minuto 18”.
Mentre Mourinho è costretto a togliere Hazard, suo uomo più prolifico, per un problema muscolare, in Germania lo sloveno Skomina indica il dischetto dopo uno sciagurato mani di Piszczek.
Di Maria scivola e Weidenfeller para, Schurrle entra e segna il vantaggio Chelsea.
Klopp esulta, Mourinho se la ride.

 

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"Minuto 18" (Getty Images)

 

Giusto perché gli effetti speciali sono tutto, ci pensa Reus a frastornare il Real che, all’intervallo, si trova sotto per 2-0 anche per i grossolani errori di Pepe e Illaramendi, improvvisati assistman gialloneri.
Mourinho siede negli spogliatoio con un prezioso 1-0 firmato Schurrle e con la consapevolezza che, un’altra volta, Ibrahimovic, out per infortunio, è dalla parte sbagliata.
Un gol per stadio qualificherebbe Chelsea e Borussia.

 

Che gusto ci sarebbe nel vivere due storie identiche solo spostate di circa 600 chilometri? Nessuno.
I registi, simili, sono diversi; il fato e la fortuna fanno il resto.Gli intrecci prendono strade diverse a minuti diversi: al 65’ Mkhitaryan salta Casillas e colpisce clamorosamente il palo, all’86’ Demba Ba, appena entrato, colpisce la palla in modo grottesco e batte Sirigu per il 2-0 qualificazione.

 

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Mkhitaryan coglie il palo, Demba Ba segna (Getty Images)

 

Rimonta completata a Londra, rimonta sfiorata a Dortmund.
Mourinho dimostra nuovamente di avere la pelle dura, di essere immortale anche dopo una stagione tremenda al Real Madrid, la stessa squadra che passa con pochi meriti dopo l’assedio del Borussia Dortmund capace, con una gamba sola, di spaventare un Real Madrid ancora troppo fragile ma che, tramite l’intelligenza di Ancelotti, farà tesoro di questa esperienza.

Klopp quasi come Mourinho, perché se il Dortmund piange gli infortuni, il tecnico portoghese ricorda la passata stagione europea, contro il Rubin Kazan, ed i 25 punti di distacco in Premier dallo United. Ora si gioca per il titolo e per la Champions. Qualcosa di Special, effettivamente, c’è.

 

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Klopp quasi come Mourinho (Getty Images)
 

 

Klopp quasi come Mourinho, perché entrambi capaci di trasmettere sé stessi alla squadra ma con destini opposti, il Borussia quasi come il Chelsea, perché se quel tiro di Mkhitaryan non avesse sbattuto sul palo, staremmo forse parlando di altro.

 

Pietro Turchi