L’immediato post Napoli-Sampdoria ha assistito alla sfuriata del presidente blucerchiato Ferrero e a un vagabondaggio mediatico alla ricerca di valide sponde per far circolare la prima polemica arbitrale del nuovo anno. Se la decisione dell’arbitro Marco Di Bello, di ammonire per la seconda volta Silvestre, valutando ostruzionistico l’atteggiamento che ha determinato il secondo giallo, ha costretto al vaglio osservatori e moviolisti, oltre alla dura polemica nel dopo gara di Ferrero, altri episodi, altrettanto significativi, hanno tardato a farsi vivi nella gerarchia dei condizionamenti arbitrali.
Nel primo tempo, sul risultato di 0-0, Callejon controlla, all’interno dell’area di rigore, un pallone spiovente dall'alto, mentre Praet, nel tentativo di colpire il pallone, entra in ritardo trovando solo la gamba dell'avversario. Episodio di non semplice valutazione, ma sanzionabile col calcio di rigore. A inizio ripresa, invece, Skriniar strattona Mertens lanciato verso la porta, dopo essere stato bravo a rubare il tempo alla difesa doriana. Il fallo non è plateale, ma, se l’arbitro avesse fischiato, con conseguente espulsione del difensore della Samp, non sarebbe stata una decisione sbagliata. Ecco che questi due episodi, dei quali Maurizio Sarri si è lamentato alla fine della partita, si aggiungono a una valutazione diversa dell’operato dell’arbitro, dannoso, come era accaduto in Fiorentina-Napoli prima della sosta natalizia (se il Napoli aveva lamentato la mancata espulsione di Kalinic e qualche decisione discutibile, la Fiorentina aveva subito il danno di un goal irregolare), per entrambe le squadre e in più momenti della partita. C’è da aggiungere, poi, che l’espulsione di Silvestre appare un provvedimento ingiusto solo parzialmente, riferito al secondo giallo, ma in linea con un metro arbitrale che sta andando consolidandosi, come osservato da Lorenzo Fontani, giornalista di Sky che si occupa dell’analisi dei regolamenti e delle loro applicazioni.
L’arbitro Di Bello, che di fatto ha assunto un atteggiamento estremamente fiscale, è stato influenzato da una condotta comunque anomala e ostruzionistica da parte del calciatore blucerchiato e, anche questo è vero, dalla malizia del portiere del Napoli (più maldestro nelle dichiarazioni post gara che in partita) sufficiente a rendere più evidente della sostanza l’effetto del movimento di Silvestre. In un arbitraggio giusto, o comunque meno infelice, così come sarebbe stato più equo comminare le sanzioni agli episodi citati, sarebbe stato altrettanto saggio, secondo un arbitraggio meno severo, evitare il secondo giallo al difensore della Sampdoria. Per completezza, e non da poco, andrebbe comunque tenuta in considerazione questa nota ufficiale di Collina che, nel 2010, laddove questo genere di situazioni riguardano il comportamento antisportivo, si è espresso su questo tipo di episodi rammentando che il giallo può scattare in molti casi, perché “Quello che rileva è che il portiere non può essere in alcun modo ostacolato mentre si libera del pallone in suo possesso”.
Questi elementi, però, testimoniano quanto l’atteggiamento di calciatori, allenatori e dirigenti, di tutte le società, sia ben chiaro, non sia sempre lucido e sereno alla fine di una partita, indotti ad attribuire alle responsabilità arbitrali solo frazioni di comodo del loro operato sbagliato, omettendo, invece, gli episodi che all’interno della stessa partita potrebbero aver favorito, e non danneggiato, la propria squadra. E quali strumenti, quali verifiche, quali miglioramenti possono essere richiesti, se dapprima le reazioni non sono in grado di vestirsi di una più seria onestà intellettuale? Questo, ovviamente, non deve essere diretto esclusivamente a quanto dichiarato dal presidente della Sampdoria, ma a tutto l’ambiente. Ferrero, in ovvia buona fede, avrà di certo dimenticato quando in un Sampdoria-Napoli (1-1) di due stagioni fa, ai partenopei sono stati negati due rigori dall’arbitraggio di Rocchi, reo di non aver fischiato le trattenute, piuttosto evidenti, ai danni di Albiol e di David Lopez. E gli esempi, anche di altri presidenti o di altri allenatori, anche in questa stagione, non mancano. In certi casi anche a distanza ravvicinata tra una gara e l’altra, talvolta rasentando il ridicolo. Non ultimo quello di Preziosi dopo Genoa-Napoli e, la domenica successiva, dopo Genoa-Pescara. Moralista prima davanti ai benefici di errori arbitrali, contestatore e vittima poi in seguito a un danno procurato dalle sviste dei direttori di gara.
Sa di avventuroso, invece, quanto avanzato da qualcuno che avrebbe voluto addirittura la squalifica di Reina, per simulazione, attraverso una ipotetica prova televisiva. Questo tipo di valutazione, al contrario, non può essere attivata perché l’episodio riguarda un secondo giallo e non un rosso diretto. Il regolamento, infatti, distingue i casi riservando l’analisi televisiva ai rossi diretti, come confermato dall’analisi tecnica di Lorenzi sul sito Sky.
La parzialità di contestazione nei confronti degli arbitri, molto spesso, è accompagnata da un orientamento mediatico che tende a condizionare anche le valutazioni tecniche. A volte si ha la sensazione che ci siano alcune squadre “condannate” a dover sempre giocare bene (il report della partita del Napoli, benché i numeri siano migliorati dopo l’espulsione di Silvestre, parla chiaro), mentre altre, anche di alta classifica, sembrano autorizzate dalla critica giornalistica a servirsi di metodi più speculativi e smaliziati, laddove questa malizia viene intesa come pregio, scaltrezza, esperienza. E questo avvicina la contraddizione a un altro aspetto. Ogni domenica giornali e televisioni passano al setaccio gli errori arbitrali ritenuti più gravi, appellandosi ogni volta alla necessità di migliorare le direzioni arbitrali. Allo stesso tempo, però, mai, o quasi mai, si sottolinea, per fare un esempio, che alcuni calciatori godono di trattamenti diversi, giocatori ai quali è consentito protestare con maggiore insistenza, in certi casi con eccessi di irriverenza, se non addirittura di arroganza.
Che si tratti di avanzare ogni volta la famosa sudditanza nei confronti della Juventus (in certi casi assume i toni del patetico) o, passi la provocazione, della Juventus di turno, oppure di sollevare il polverone reggendo il copione a questo o quel personaggio, le televisioni ignorano situazioni ben più significative e consolidate, inscenando la disputa ad alto consumo di turno, per le discussioni e i dibattiti da talk show che facciano da ispirazione al consueto ciclostile delle polemiche social-mediatiche del lunedì. Curioso che in certi frangenti, e questo è l’aspetto realmente ingiusto, l’esito di una partita sia attribuito agli errori arbitrali più di quanto sarebbe maggiormente attendibile fare con situazioni ed episodi più gravi, realmente meritevoli di gogne e di dubbi, ma che passano pure sotto silenzio. Davanti a tutto questo, forse, la tanto sbandierata tecnologia ha già perso.