Hanno sempre detto che nel calcio conta se segni un gol in più dell’avversario. La teoria del risultato si poggia su un concetto semplice ed elementare. Allegri è andato predicandolo per anni. E ne sono trascorsi di Napoli-Juve con epiloghi simili, ma con destini opposti. Del resto l’attuale classifica per entrambe si fonda proprio su questo principio. Può sembrare un’eresia, ma in fondo contano parecchi risultati maturati per episodi. Altro concetto elementare nel calcio, tra gli sport dove il caos spesso conta di più.

Tuttavia nella gara del Maradona si sono riviste alcune cose del Napoli campione. Poche, ma significative. Mentre il possesso palla, come ha sottolineato anche Calzona, appare ancora sterile e fine a se stesso, il Napoli visto con la Juve ha recuperato degli elementi che ne hanno contraddistinto il rendimento nella scorsa stagione. Prima di tutto, la voglia di andare a vincere la partita dopo aver subito un pareggio che avrebbe tagliato le gambe a molte squadre. Anche nei minuti finali. Come successo nell’annata scorsa con Milan e Roma, per esempio. 

I partenopei hanno ricompattato una squadra che è riuscita a riguadagnare sovrapposizioni e pressing alto. Con criterio. Non con la disperazione. Riuscendo a fare la cosa più complicata, quella che anche in passato contro determinati tipi di avversari al Napoli riusciva poco. Quella di fare emergere i limiti dell’avversario. Di questo tipo di avversari. Gli azzurri hanno sempre sofferto gli avversari in grado di saper speculare sul gioco nella maniera più essenziale possibile. Squadre ciniche e a volte col verso dell’episodio a favore. Come la Juventus. 

Stavolta l’azzardo ha messo in luce i limiti qualitativi di un avversario che per indiretta ammissione del suo stesso allenatore ha ottenuto più di quanto ci si aspettasse. L’azzardo ha avuto il doppio volto del possesso palla del Napoli oltre il 70% e dei tentativi di attacco di una squadra che ha costruito poco per iniziativa e molto sugli errori dell’avversario. Lì sta la chiave di lettura che denuncia tanto i limiti tecnici della Juventus quanto quelli tattici di un Napoli che ha bisogno di migliorare proprio lì. Sulla capacità di concedere il meno possibile. E quello è un aspetto strettamente legato all’efficacia di quel palleggio che deve tornare a condurre gli uomini di Calzona più frequentemente alla conclusione. Statistiche alla mano, di fatto, al Napoli di quest’anno è mancato proprio il pragmatismo. In tutte le sue forme.