Le partite dopo la sosta per le Nazionali sono sempre un po' particolari e questo non è solamente un modo di dire. Molti giocatori sono stati in giro per il pianeta con i fusi orari più disparati, si sono allenati con compagni differenti rispetto a quelli del club e, soprattutto, hanno ricevuto indicazioni tecnico-tattiche a volte anche in completa antitesi con quelle che ricevono dai mister delle squadre che ne detengono il cartellino. Se a questa difficoltà aggiungiamo un periodo che si preannuncia di fuoco, con la necessità di un fisiologico turn-over, e un numero importante di infortuni e di situazioni delicate da gestire, la situazione diventa ancora più ardua.

Per la sfida interna contro il Verona la Juventus si è presentata ai blocchi di partenza senza: Alex Sandro, Bonucci, Pogba, Rabiot, Chiesa, Kostic, Di Maria e Vlahovic, tutti giocatori da considerarsi titolari, o quasi. Tra gli undici di partenza Allegri ha dunque riproposto Gatti in difesa, De Sciglio sull'out di sinistra, Fagioli e Barrenechea in mezzo al campo ed in attacco la coppia "di riserva" composta da Milik e Kean, con il polacco appena rientrato da un infortunio piuttosto lungo. Una formazione di completa emergenza dunque, contro un avversario certamente sulla carta inferiore, ma che aveva tanta voglia di provare il colpo per rilanciare le proprie ambizioni di salvezza.

Quella che ne è uscita è stata una partita certamente non spettacolare, con gli ospiti decisamente più pericolosi nel primo tempo e vicini al gol in diverse occasioni. La Juventus invece riusciva a creare qualcosa solamente quando Milik trovata lo spazio giusto per galleggiare sulla trequarti e creare gioco, facendo alzare i centrocampisti o dialogando con Kean. Il Verona si difendeva ordinatamente, cercando la marcatura a tutto campo uomo su uomo per evitare che le principali fonti di gioco bianconere potessero trovare spazio a sufficienza, una volta entrati in possesso della sfera i gialloblu cercavano principalmente di innescare la velocità e la profondità di Lasagna e degli esterni di centrocampo per poi arrivare al cross alla ricerca di Gaich. Non è apparso dunque un caso che la rete che ha deciso il match sia arrivata in una delle poche occasioni in cui Locatelli sia riuscito a liberarsi della marcatura di Duda, andando a dialogare proprio con Milik sulla linea dei trequartisti e servendo Kean con un passaggio forte e deciso nel cuore dell'area degli scaligeri. Con l'ingresso di Vlahovic, Di Maria e Kostic ci si aspettava che il livello di gioco della Juventus si alzasse, invece il Verona si è riversato tutto nella metà campo bianconera alla ricerca del pareggio, lasciando alla formazione di Allegri diversi varchi in contropiede, senza però che il punteggio si muovesse dall'1-0 siglato da Kean al decimo della ripresa. 

Anche nella partita di ieri sera la Juventus ha dimostrato di peccare enormemente in cinismo con scelte cervellotiche e svarioni clamorosi nei pressi della porta difesa da Montipo'. Nell'intervista post-partita anche Allegri ha sottolineato la poca freddezza dei suoi quando si è trattato di andare a chiudere definitivamente la partita e in Italia queste leggerezze possono pesare moltissimo, come ha dimostrato l'insidioso tiro di Terracciano deviato da un attento Szczesny. Per continuare la rincorsa alla qualificazione alla prossima Champions League è assolutamente vitale che la formazione bianconera limi anche questo dettaglio, soprattutto in vista delle sfide delicatissime che ci sono all'orizzonte: i prossimi match contro Lazio, Atalanta e Milan sono tutti scontri diretti in cui non è possibile commettere errori di nessun genere, sia per quanto riguarda il reparto arretrato che quello offensivo. 

In un'annata così essere brutti e sporchi sembra quasi essere la normalità, ma se si vogliono raggiungere gli obiettivi è necessario che a questi due aggettivi ne vengano aggiunti almeno altri due: cinici e vincenti.