"Mi riposerò da morto"

- Francesco Acerbi

I tatuaggi sono tanti, il più visibile e fastidioso agli occhi delle nonne è quello sul collo: l'iniziale del nome sovrasta una specie di fulmine. Non ci interroghiamo sul significato e per non rinunciare alla paghetta settimanale mostriamo ai parenti quello di Perotti, perché c'è sempre qualcuno che fa peggio di noi. Qualcuno fa notare la somiglianza con Adolf Hitler: colpa di quell'accenno di barba e quella voglia sotto al naso che ricorda, da lontano, i baffetti del Führer. Il sosia vero è tuttavia Edward Norton (se state pensando alla svastica sul petto in American History X siete in malafede): i Jack e Tyler palahniukiani sono voci nella testa di Acerbi che cerca di stringere patti coi sensi di colpa - infilarti la tredici rossonera non fa di te un Sandro Nesta - aspettando, oltre alla definitiva espiazione, una chiamata da Ventura dopo la delusione con Conte.

Inchiostro (Getty Images)

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Acerbi è nato a Vizzolo Predabissi solo perché a Dresàn, provincia di Milano solo per caso, l'ospedale non esiste. Cresciuto all'ombra della Minerva e dello stadio Fortunati, Ace lascia Pavia un anno dopo la dipartita di Patricio D'Amico, insieme a Leonardo Pavoletti e all'idolo Benny Carbone, che dopo i cocktail nei ritiri estivi a Salice Terme diventa, nel 2010, allenatore della Berretti. Il salto in Serie B stavolta - c'è a curriculum un'esperienza in prestito allo Spezia, ma le partite furono tutte con la Primavera - riesce e lo dimostrano le quaranta presenze con tanto di due marcature, una su punizione, oltre al premio come "miglior giovane della Lega Pro" relativo all'annata passata. La corsa della Reggina si ferma in semifinale playoff, non Francesco, che per il Genoa è già pronto - quattro milioni e mezzo di euro incassati dagli amaranto sul gong del mercato invernale - a sfidare le grandi della penisola. Lui twitta nel nome del padre, gli fa gli auguri, indossa magliette per portarlo con sé anche sotto la divisa da gioco. La ridondante manifestazione di solidarietà social di Acerbi e la memoria delle voci sul comportamento non proprio esemplare avuto in gioventù non possono trasformare uno dei migliori difensori italiani in Paolo Brosio e nemmeno in Nicola Legrottaglie: non tutti i mali vengono per nuocere.
Non sottovalutare la potenza di Francesco (Getty Images)

Un anno giochi con Boštjan Cesar e l'anno successivo sostituisci Thiago Silva (dopo aver sperato di giocarci fianco a fianco) al Milan ereditando la maglia di Nesta. Niente pressioni, ragazzo. Non sappiamo ancora se Romagnoli, l'ultimo dei "nuovi Nesta" - e costato otto volte Acerbi - sia più forte del centrale mancino ora in forza al Sassuolo, ma il suo arrivo al Milan in un momento storico di rassegnazione, senza Europa, ha garantito all'ex Roma attenuanti maggiori. Il calciomercato in uscita dei rossoneri - mentre Acerbi posava con Constant e Traoré per le foto di rito - contava (oltre a O Monstro) Nesta, Ibrahimovi?, Van Bommel, Seedorf, Gattuso, Inzaghi: nonostante in molti fossero a fine carriera era il primo segnale evidente di una decadenza destinata a durare fino ai giorni nostri. Acerbi gioca poche gare (sarà rispedito al mittente a gennaio) e figura fra i titolari nelle uniche due sconfitte patite dal Milan nel girone di Champions: a Malaga, nel 5-4-1 di Allegri, Ace gioca fra Bonera e Constant (forse il vero motivo degli appuntamenti con lo psicologo). Lo svarione è comico e Joaquín infila Amelia facendosi perdonare per il rigore alle stelle. Fischi. Critiche. Votacci. Più avanti dichiarerà: "Al Milan ho sbagliato io, mi ero seduto, non è vero che uscivo troppo. Ora invece non esco, non ho voglia, ma sia chiaro: nessuno mi obbliga a far nulla". Più avanti ancora rettificherà rivelando dettagli sulla sequenza aperitivo - cena - Hollywood - ragazza rimorchiata tanto cara ad un forte attaccante italiano emigrato in Francia: "Potevo dormire due ore e poi andare ad allenarmi, correvo più degli altri e nessuno poteva dire niente".

"Floro Flores è un fenomeno"

- Francesco Acerbi

Testacoda anche coi numeri, simboli di una tendenza da invertire: dimenticata la parentesi rossonera saccente col tredici sulla schiena, il ritorno al Chievo trasforma 15 - numero preferito - in 51. Il 2013 è l'anno delle bombe alla maratona di Boston e dell'elezione del nuovo pontefice: Acerbi, durante le visite mediche col Sassuolo, fa i conti con la scoperta di un tumore al testicolo sinistro. Operato meno di una settimana dopo torna in campo a settembre per poi fermarsi nuovamente a dicembre. Positivo al test antidoping per valori elevati di gonadotropina corionica i giornali lo buttano in pasto agli sciacalli dopo il comunicato del club neroverde, che sottolinea l'assenza di terapie antitumorali in atto o pregresse: nessuna richiesta di esenzione terapeutica significa sospensione dell'atleta da parte del CONI e potenziale squalifica di due anni. Ciò che rende la storia di Francesco più triste di quella di Manchester by the Sea è la paura fondata del ritorno della malattia: i controlli ecografici confermano la sensazione di Ace che subito viene sottoposto a intervento chirurgico. Rimozione di un testicolo. Quattro cicli di chemio guardando Masterchef  per "chiamare" l'appetito. Ora invece "basta" una TAC all'anno e gli esami del sangue ogni due mesi: quasi mille giorni dopo il primo gol in Serie A, col Chievo, arriva il bis col Sassuolo su assist di Domenico Berardi. È il ritorno del Re #Leone15 cui sono ricresciuti capelli e barba, anche se il nuovo look contro la sua ex squadra (nella sessantanovesima partita consecutiva) non ha portato fortuna.

Testacoda (Getty Images)

"Peso anche cinque, sei chili in meno di quando ero al Milan. Riguardo ogni tanto qualche foto che mi mandano: ero come il Gabibbo"

- Francesco Acerbi

"Hai allentato le catene, portato la croce, e tutta la mia vergogna. Sai che ci credo, ma non ho ancora trovato quello che sto cercando"

- U2, I Still Haven't Found What I'm Looking For

Il libro di Acerbi, finalista al premio "Bancarella Sport 2016"

Visto il titolo del libro - avesse fatto il tennista gli sarebbe bastato un semplice "Ace" - il pensiero è subito andato a George Weah nudo al ristorante.

Pare proprio che Francesco Acerbi sia un grande fan del liberiano dalle Diadora rosse.

Javier Zanetti in nerazzurro collezionò centosessantadue caps consecutivi. Dino Zoff - in undici anni - ben 332 e il collega Brad Friedel si fermò a 310 in Premier League. Stupitevi, ma non troppo. Negli Stati Uniti hanno molto a cuore gli Iron Man dello sport tanto che esiste persino una pagina su Wikipedia: fra i cestisti Tristan Thompson (Cleveland Cavaliers) ha una striscia attiva di oltre quattrocento gare mentre nel baseball Cal Ripken Jr. si piazza comodo a 2632 partite in fila.

Per Francesco Acerbi, la strada, è ancora lunga.

"La popolarità è la cuginetta zoccola del prestigio, amico mio"

- Mike Shiner (Edward Norton) in "Birdman"

Fonti: rivistaundici.com, La Gazzetta dello Sport, Repubblica.it, Sportmediaset.it