Il Napoli ritrova l’Europa League dopo l’eliminazione subita ai quarti di finale a vantaggio dell’Arsenal due stagioni fa. Competizione che per i partenopei rievoca rimpianti e delusioni. In più di un’occasione il Napoli avrebbe potuto arrivare fino in fondo, giocandosela per vincerla. Tuttavia, è sempre accaduto qualcosa che avrebbe dato la sensazione di un tentativo a cui non si era creduto fino in fondo. Tranne per quella doppia semifinale col Dnipro che ancora reclama giustizia per quel fuorigioco chilometrico e un duplice arbitraggio a dir poco disastroso. 

Un Napoli nuovo, senza molti di quei giocatori che hanno rappresentato l’epoca della stima generale e di qualche successo sfiorato, si vede inserito in un raggruppamento dove affronterà squadre che riassumono il vecchio e il nuovo di un calcio che dovrà continuare a vedersela con le imprevedibilità della pandemia. La Real Sociedad Silva de Fútbol rappresenta i mutamenti politici del calcio spagnolo, mentre l’Alkmaar Zaanstreek-combinatie si candida tra le nuove promesse del calcio europeo orientale. Il gruppo F si completa con il HNK Rijeka, squadra croata arrivata alla fase a gironi in maniera rocambolesca. Il rocambolesco, si sa, nel calcio può assumere risvolti a lungo sorprendenti.
 

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Real Sociedad

Il club di Donostia-San Sebastián trent’anni fa decisero di aprire le porte anche a calciatori che non fossero baschi. Il capoluogo della provincia di Guipúzcoa ha conosciuto il suo periodo di maggior splendore calcistico nella seconda metà degli anni ottanta, quando, in una squadra vincitrice di un’edizione di Coppa del Re e capace di sfiorare due volte la vittoria in campionato, con la maglia biancoazzurra hanno militato calciatori come  Bakero, Begiristain e López Rekarte, finiti poi nel Barcellona. Oggi la squadra basca si candida a poter fare strada in una competizione in cui la qualità e la compattezza possono fare la differenza. 

L’eredità di Toshack lascia un campionario tecnico e tattico che ancora oggi costituisce ragione di stima per una squadra che anche se nella Liga non è tra le principali protagoniste, può comunque rappresentare un pericolo per ogni avversaria. Dentro e fuori i confini nazionali. Imanol Alguacil vanta ancora un’esperienza breve nel calcio che conta, ma la sua guida tecnica non fa mistero di attingere ai protocolli tattici di un gioco improntato sulla qualità e il possesso palla. Media variabile tra il 55% e il 56% e precisione dei passaggi superiore all’80%. Linee alte e pressione costante sui portatori di palla avversari, fino all’arretramento del terzino. La circolazione del pallone impone l’uscita con la palla sin dal disimpegno difensivo. Il rischio è nella maggiore frequenza all’errore individuale. Soprattutto a causa degli errori degli interpreti. Troppo giovani e inesperti per assicurare una perfetta affidabilità. Il mercato di ultima generazione ha sottratto molti giovani talenti alla Spagna, in particolare ai club meno ricchi.

Oyarzabal è di certo tra i calciatori più rappresentativi dei baschi (il ricordo dell’eliminazione ai preliminari di Champions per mano del Bilbao a Napoli è ancora vivo). Attaccante, il suo nome è legato ai successi del settore giovanile. Stella talentuosa uscita ai tempi di Griezmann, lo spagnolo è molto bravo senza palla e molto intelligente tatticamente. Interessante anche il centrocampista Mikel Merino, centrale in mediana, supportato sulla destra da Nacho Monreal. La caratteristica tattica più interessante della Real Sociedad è nella duttilità della squadra. Sono in molti a saper fare tutto e con schemi talvolta imprevedibili. L’impianto e la filosofia di gioco sono di certo un modello di primo livello. Con gli interpreti giusti ad arricchire di calciatori importanti l’undici di Alguacil, i biancoazzurri sarebbero di certo competitivi per le prime posizioni. Nonostante i limiti di organico, la Real Sociedad è comunque un avversario molto temibile. Il suo calcio è attualmente ammirato in tutta la Spagna. E non solo.
 

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Alkmaar Zaanstreek-combinatie

Le origini del club olandese affondano negli anni ’50. Successivamente, invece, quelle dell’altra costola da cui è nata la squadra attualmente allenata da Arne Slot. In passato i rossoneri sono stati allenati anche da Marco Van Basten.

Il modulo varia tra il 4-2-3-1 (interessante sarebbe vederlo a specchio con quello in via di costruzione di Gattuso) e il 4-4-2. L’AZ oggi rappresenta il principio di ultima generazione secondo cui il ruolo non è più caratterizzato da una posizione, ma da una funzione (concetto proveniente dalle lezioni di Coverciano). I terzini dell’AZ, infatti, salgono molto, fino ad accentrarsi alle spalle degli attaccanti. Questo consente una duplice possibilità. Avere due linee di passaggio ed evitare che gli avversari possano seguire altri calciatori avanzati. Il fluidificante, quindi, assume una funzione ancor prima che una posizione.

La squadra proveniente dalla Eredivisie sa attaccare sia lateralmente che centralmente, grazie alla capacità di veloci cambi di gioco e di un movimento che riesce spesso a liberare il trequartista tra le linee e di liberare gli esterni sulle corsie laterali. Myron Boadu e Calvin Stengs sono due attaccanti temibili, con quest’ultimo impiegabile come ala esterna. 

Pensare che l’AZ sia un avversario comodo sarebbe un errore. Il calcio olandese sa sempre come rimanere fedele a se stesso e alle sue idee. l’Alkmaar non parte favorito, ma tra quelle delle fasce inferiori è di certo tra le più temibili.
 

Rijeka

Hrvatski Nogometni Klub Rijeka, nome lungo e complicato da pronunciare. Più facile la città della squadra. Fiume. Luogo che rievoca antichi e drammatici fatti storici che riguardano pure la penisola italiana.
Il terzo club più titolato della Croazia non parte tra le favorite del girone F. Squadra giovane, che è arrivata in Europa League con un goal che ha fatto il giro delle televisioni europee. Il Copenhagen ancora ci piange. E se lo ricorderà per un bel po’.

Lo stadio Kantrida di Fiume è una suggestione. Incastrato nella roccia, dà praticamente tutto sul mare. Un panorama che da quelle parti è in linea con tutta la città. Da quelle parti non mancano le emozioni e de ricordi cari a qualcuno. Fiume è una città che sa emozionare. E non poco. Il Rijeka è pure la memoria di un giornalista fiumano che una volta ebbe la soddisfazione di una quasi esclusiva di Maradona (che scelse lui e un altro per una lunga chiacchierata), la gente a ridosso delle linee di gioco quando l’attuale stadio non era così e tanto altro custodito nella città che si fionda sul mare croato.

La squadra ha molti volti nuovi e calciatori ingaggiati tra il 2018 e il 2020. Velkovski (macedone), Escoval (portoghese), Andrijaševi?, Capan, Muri?, Tur?in e molti altri. Sarà curioso sperimentare un gruppo così giovane e in corso di formazione in un girone dove le altre tre, con proporzioni diverse, avranno di certo più malizia e baglio tecnico. Di certo, la trasferta di Fiume avrà il suo fascino. Peccato che la pandemia imporrà il suo silenzio.

 

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