Intervistato da Cronache di Spogliatoio, l'attaccante del Cagliari Gennaro Borrelli ha parlato del suo momento dopo la doppietta realizzata contro il Genoa.

Cagliari, le parole di Borrelli

"Come posso spiegare la doppietta? Se penso al percorso che ho fatto, è un’emozione indescrivibile. Io ho fatto la gavetta. Ho giocato in Serie C e in Serie B. Se ora mi trovo a giocarmi le mie carte in A è grazie alle persone che hanno visto qualcosa di buono in me. Qualcosa su cui lavorare".

L'approdo al Cagliari

"In estate sono rimasto svincolato dopo il fallimento del Brescia, a cui sono davvero molto legato. È stato un momento complicato, c’era tanta tristezza e incertezza sul futuro. Poi il direttore Angelozzi mi ha chiamato: ‘Gennaro, c’è la possibilità di portarti qui. Te la senti?’. Non ci ho pensato un secondo: ‘Sono prontissimo, me la sento. Non aspettavo altro’. A Cagliari ho sentito un’iniezione di fiducia totale. E ho pensato: ‘Come faccio a non dare tutto per questo club?’.

Avevo intuito qualcosa prima della 1ª di campionato. Ma quando il mister mi ha comunicato la scelta… Gli ho risposto: ‘Aspetto questo momento da tutta la vita’. Con lui ho un ottimo rapporto. Mi viene a parlare spesso, mi dà consigli, mi chiede cose personali. Si interessa a me come persona ancor prima che come calciatore. Il lato umano conta tanto, sentire questa vicinanza è importante".

In carriera ho lavorato molto su me stesso, sul non farmi condizionare da ciò che accade, sia in positivo sia in negativo. Cioè: non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene e non demoralizzarsi quando le cose vanno male. Per come sono fatto, tenere i piedi per terra mi viene naturale. La parte complicata è non lasciarsi abbattere dai dubbi che puoi avere anche inconsciamente».

La crescita

"Continuo a lavorare sul mio gioco, faccio allenamenti extra per imparare a usare il corpo. Non è naturale come può sembrare. I miei allenatori mi hanno sempre detto: ‘Hai un fisico importante, ma usi il 10% delle possibilità che hai’. E così lavoro tanto sulla protezione della palla, sulla pulizia della sponda. Oppure mi fermo a fare tiri a fine allenamento, a ripulire il gesto tecnico.

Mi è sempre piaciuto Džeko. Poi Ibra, perché Ibra è Ibra. E Toni: ho guardato spesso i suoi gol perché era un maestro nell’usare il fisico e la testa. Dei giocatori attuali quando posso guardo Haaland: è un robot. Ogni volta che lo vedo imparo qualcosa. Spero di raccogliere in futuro. La doppia cifra sarebbe un regalo fantastico".