Juan Musso, portiere dell'Atalanta, ha parlato del momento in nerazzurro nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport.

Intervista a Musso

 

 Juan Musso, per l'Atalanta 45 punti in 27 giornate: che bottino è? 
«Secondo me, quando si arriva a questo punto della stagione e con tante partite giocate, quello che si è raccolto è giusto. Meritato. Abbiamo passato periodi diversi durante questi mesi, ma abbiamo una buona classifica». 
 
I 31 gol subiti in 27 giornate come li giudica? 
«Torniamo al discorso di prima, è un risultato che rispecchia quello che si è visto in campo. Per un periodo abbiamo difeso con il baricentro basso, poi le cose magari cambiano. Bisogna anche dire che siamo una squadra che punta molto sull’azione offensiva». 

Musso sui 9 "clean-sheet"


 
Sono 9 i "clean-sheet" stagionali: che soddisfazione è tenere la porta inviolata? 
«Sono sincero: io vado a casa contento e soddisfatto quando la squadra vince. Lo 0-0? Potrei dire di essere contento del clean-sheet ma si ferma lì. Se la squadra vince subendo dei gol ma facendone uno in più degli altri, va bene lo stesso. Non subire gol è un parametro che si associa ai portieri, ma in realtà va considerato pensando a tutta la fase difensiva. All’atteggiamento di tutti. Quindi la cosa che conta di più è vincere, farlo senza subire gol è ancora meglio». 
 
Che rapporto ha con gli errori che commette? 
«Questa è una cosa che cerco di affrontare come mi ha insegnato mio papà. Lui ha giocato da portiere, mi ha insegnato che il portiere non può avere memoria. Sia nel caso di un errore che di una grande parata. Cerco sempre si essere presente nella giocata che bisogna fare: quella fatta bene o male nell’occasione precedente, non deve contare. Bisogna cancellare tutto il più presto possibile. Ogni volta c’è una nuova parata da fare. E poi un’altra. E un’altra ancora». 

Musso sull'Atalanta


 
Questa è la sua seconda stagione a Bergamo, come giudica il suo rendimento? 
«Il primo anno è stato complicato. Sono arrivato a Bergamo subito dopo la Copa America, ho fatto poca vacanza e non ho avuto tempo di prepararmi e rimettermi in condizione come volevo, per conoscere la squadra. Ogni mese andavo in Argentina con la Nazionale: 20 ore di viaggio, si giocava pochissimo e io non vivo molto bene lo star fuori. Complessivamente non mi sentivo a posto. Ora sto sempre meglio, cerco ogni giorno di migliorare e fare progressi. Ci sono state buone prestazioni, mie e di squadra, e altre invece meno. Quello fa parte del gioco ma io sono contento di come lavoro e di come sto migliorando.»