Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, ha parlato del suo percorso in Italia nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.

Intervista a Lukaku

L'esultanza contro il Cagliari?
"Era rabbiosa perché mi avevano dato tutti per morto, per tre anni mi hanno messo la croce addosso. Poi, alla fine, vincere in quel modo, col mister a cui pure è stata messa una croce dopo il Tottenham, è stato bellissimo. Sì, mi sono tolto di dosso un peso incredibile. Vincere una volta capita. Farlo due volte significa essere un vincente. La gente aveva dei dubbi su di me, ma ero convinto che avremmo fatto qualcosa di speciale".

Conte? "Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche e io, quando sono a casa, cerco apprendere i concetti di gioco che vuole. La nostra relazione ha sempre funzionato, perché sa darmi ogni giorno quegli stimoli per cercare di essere sempre il più forte. Il mio padre calcistico? Sì, come lo sono stati Roberto Martinez nel Belgio, Koeman all’Everton e Ariel Jacobs all’Anderlecht. Sono loro che mi hanno cambiato la vita". 


Addio Inter dopo Manchester City? "L’ho vissuta molto male per un anno, sono sincero. Vedi come sono andate le cose… non ho potuto dire le mie cose, ho lasciato parlare la gente perché io non sono uno che ama passare per la stampa e attaccare, preferisco reagire calcisticamente. Ora guardiamo avanti, siamo di nuovo in Champions: divertiamoci. Tu vedi delle cose, ma se la gente non sa la verità è un’altra storia, non si può capire perché ho fatto delle scelte…Nella mia carriera, ogni volta che ho detto la verità è stata vista come una cosa scomoda. E ora voglio evitare polemiche. Scudetto speciale perché contro l'Inter? No, sarebbe stata la stessa cosa pure contro Milan o Juve. È stato speciale il percorso".