Il caso Juventus, ma anche un'analisi più ad ampio raggio dei problemi del calcio italiano e della sordità dello Stato per uno dei settori economicamente più importanti del Paese: ne ha parlato Aurelio De Laurentiis, intervenendo alla presentazione del Codice di giustizia sportiva FIGC, evento organizzato da Giuffrè Francis Lefebvre.

De Laurentiis sul caso Juve

"Non ne parlo. Ci penseranno i magistrati, non è compito mio. Mi dispiace che il calcio, ma non è solo un problema italiano, non sia portatore sempre dei valori che dovrebbero essere di esempio per le nuove generazioni. Una nuova Calciopoli? Non sta a me, ripeto, stabilirlo". Il calcio è malato dall'alto, perché quando uno non vuol capire che non ci sono sufficienti risorse per andare ancora avanti con questa tipologia di campionato e non si vuole fare la Rivoluzione Copernicana perché... perché poi bisogna essere rieletti. Questo è un problema di tutti quelli che sono sottoposti a rielezione, nel mondo della politica, nel mondo dell'industria, nel mondo dei sindacati, nel mondo dello sport. E quindi nel mondo dello sport la sorveglianza è latente e la volontà di voler modificare e crearsi magari delle antipatie è difficile trovarla".

ADL, i conti del calcio e la frecciata alla politica

"Il Governo è sempre stato assente, benché il nostro gettito fiscale sia importantissimo. Una volta c'erano gli schiavi, ma voi credete non ci siano più? Siamo tutti ancora schiavi. In casa, in ufficio, nella vita comune, nel non essere protetti in maniera fantastica, nel non essere pensionati felici. Molta gente soffre, non riesce ad arrivare a fine mese e questa è una storia che è peggiorata ma che è sempre esistita. Qual è la panacea per far star calmi e buoni tutti? Il calcio. Lo Stato non è stupido e lo sa, però lo ignora. Altrimenti dovrebbe fare in modo che le Leggi sulla modernizzazione del calcio si realizzassero in cinque minuti perché ci vogliono cinque minuti per cambiare il calcio, visto che è malato ovunque. I conti non tornano".