Armand Lauriente si racconta. L'esterno del Sassuolo, sorpresa di quest'anno al Fantacalcio, ha parlato della sua stagione alla "Gazzetta dello Sport".

Sui dribbling

«È così da quando ero piccolino. Ho iniziato a giocare con mio fratello che ha nove anni più di me e mi divertivo a puntare anche lui. Sono entrato in una scuola calcio a cinque anni e poco dopo tutti parlavano dei miei dribbling. E’ la mia interpretazione del gioco».

Sul rigore lasciato da Berardi

«Pensava che mi meritassi di fare gol. Così è andato da Traore, che mi fa da traduttore visto che ancora non parlo bene l’italiano, e gli ha detto di chiedermi se me la sentissi. Non me l’aspettavo, è stato un grande gesto da parte di Berardi. Domenico è il nostro leader oltre che il capitano. E la sua lunga assenza ha pesato. Cosa ricordo? Il silenzio. Allo stadio c’era tanta gente, ma ovviamente erano tutti tifosi del Milan. Ogni volta che il Sassuolo segnava, c’era un silenzio incredibile. Mi era già capitato di realizzare un rigore in una situazione simile: al Velodrome di Marsiglia, portai in vantaggio il Lorient, ma poi perdemmo 4-1. Per fortuna questa volta è andata diversamente».

Sul momento del Sassuolo

«Tutte le squadre vivono periodi positivi e negativi. Noi avevamo molti giocatori infortunati e poi eravamo in un momento di scarsa forma. In alcune partite siamo stati sfortunati e abbiamo raccolto meno di quanto meritassimo. Non riuscivamo a essere incisivi, pur giocando bene andavamo poco al tiro. Però la classifica è rimasta corta, non abbiamo perso tanti punti rispetto alle squadre che erano davanti a noi e possiamo recuperare una posizione migliore in classifica».

Su Dionisi

«L’allenatore ci ha sempre ripetuto di credere in noi stessi. Lui è sempre stato convinto che le cose sarebbero cambiate e che, giocando da squadra, i risultati sarebbero arrivati. Ci ha spronati ad avere fiducia nelle nostre qualità».

Sulla ricerca della continuità

«L’obiettivo è quello, vorrei giocare sempre bene. Ma la cosa più difficile è proprio trovare la continuità. A volte dipende dagli avversari, a volte dalle condizioni fisiche che non sempre sono ottimali. Ma c’è sicuramente una componente mentale: la testa giusta serve ogni giorno in allenamento, per poter crescere anche in partita. Al mio campionato? Direi 6,5, perché posso fare meglio. E il voto che conta davvero è quello finale».

Sulle sue qualità

«Adesso vorrei segnare di più, magari su punizione visto che le calcio bene. In quanto agli assist, per me è fondamentale il feeling con la squadra. Con il pallone tra i piedi io posso andare da tutte le parti e quindi se un compagno si smarca, mi piace servirlo».