Roberto De Zerbi racconta Pep Guardiola. Il tecnico del Brighton è intervenuto alla "BoboTV" per parlare della stagione con il Brighton e del rapporto con l'allenatore del Manchester City.
Sull'avventura al Brighton
"Mi sono divertito da morire. Come dice mio fratello Lele tutto torna. Avevo scelto di andare allo Shakhtar, una squadra favolosa poi ad un certo punto con la guerra e tutto mi hanno strappato la mia creatura. Non volevo allenare quando sono tornato in Italia, ho rifutato tutto. Poi però la voglia di riniziare c'era, ho trovato un posto che mi ha ripagato di tutto. Il primo periodo è stato difficilissimo, lingua e abitudini diverse. Ho cercato di modellare la mia idea sulle loro abitudini, togliendo del mio calcio però zero. Abbiamo inseguito il sogno, a metà febbraio parlavo di Champions. Quando anche i miei giocatori ne hanno parlato ho detto o stiamo andando fuori dal vaso o esce qualcosa di grosso. Sono tornato il primo giugno a casa, ma mi son rotto le palle e voglio riiniziare".
Sui suoi obiettivi
"Tutta la stampa italiana mi descrive come un malato di calcio, il filosofo. Non hanno capito niente. Io son malato di tattica, ma questa non supera il 25-30%. Tutto il resto è gestione mia, senza seguire canoni. Riesco a capire più facilmente le persone un po' più complesse perchè lo ero da calciatore. Le più complesse e sensibili sono le più intelligenti. Se riesci ad essere coerente questi ti ripagano dieci volte più di una persona normale. Sono i più forti, i più puri".
Sul rapporto con Guardiola
"L'unica cosa che mi ha dato fastidio contro il Manchester City è aver perso il possesso palla, 60 a 40... L'ho detto a Pep dopo la partita. Gli voglio bene, è la persona che mi ha aiutato di più quando sono arrivato là. Quando ho firmato ho firmato via PEC, mi ha telefonato per dirmi in bocca al lupo, se avevo bisogno di qualcosa. L'ho conosciuto 12 anni fa a Monaco, in quei giorni c'era Gattuso. A me chi mi conosceva? Io conoscevo il fisioterapista. Ci ha tenuto 50 minuti, sembrava parlasse con Pirlo e Gattuso. Mi ha accolto con una generosità. Ora ospito tutto, come ha fatto lui e Bielsa. Lui è il numero uno della storia insieme a Sacchi e pochi altri. Non considero quelli che hanno vinto di più come quelli che hanno cambiato il calcio, ho altri termini. Mi ha messo anche un po' a disagio, ma ti dico che son contento dei suoi successi perché non capisco perché deve dimostrare qualcosa in più per essere sdoganato. Vedo tanta cattiveria ed invidia dagli addetti ai lavori, non dai giornalisti, cosa deve fare? Ha vinto 5 Premier, il numero di Champions non è ciò che dà il suo valore. Mi ha aiutato e io non sono nessuno, non abbiam giocato assieme nè ho allenato al top. Abbiamo solo un amico in comune".