A differenza dei concerti, i biglietti per le partite di calcio sono nominali e acquistabili solo in ricevitorie autorizzate previa presentazione di un valido documento di identità. Se ne possono acquistare al massimo due per persona, esibendo carte d'identità o patenti di guida dell'eventuale assente. Documenti che poi andranno controllati ai tornelli di accesso allo stadio per verificare che il possessore del biglietto e l'acquirente siano la stessa persona. E allora, com'è possibile che ogni grande evento calcistico alimenti un floridissimo circuito di secondary ticketing?

L'esempio più recente riguarda Napoli-Real Madrid. Non c'è bisogno che vi dica quanto la città sia legata alla squadra, né quanto sia attesa la sfida di Champions contro i Galacticos: a prescindere da quale sarà il risultato, è roba che odora di storia - roba che, ci scommetto, fra vent'anni sarà come il concerto dei Pink Floyd a Pompei nel 1971: tutti giureranno e spergiureranno d'esserci stati. In realtà potranno esserci solo 56mila napoletani più 4mila spagnoli. E i 56mila napoletani che ci saranno, a parte qualche eccezione, lo sanno già: i biglietti per la partita sono praticamente esauriti: ne restano pochissimi, e sono introvabili.

Eppure c'è chi non vuole arrendersi, chi vuole provarle tutte pur di esserci, pur di assistere all'ingresso di Cristiano Ronaldo al San Paolo - eppure, c'è chi è disposto a rischiare, ad affidarsi a rivenditori non ufficiali e a pagare migliaia di euro. Ecco, allora, il secondary ticketing. Ci sono siti, non molto raccomandabili, che vendono biglietti per le curve a prezzi quintuplicati - 250 euro e spicci. E, ovviamente, c'è il sempiterno ebay, in cui è stata aperta un'asta per dieci biglietti di Curva e distinti: mancano nove giorni, e si è già arrivati a più di 10mila euro.

La domanda, a questo punto, è d'obbligo: ma i biglietti non erano nominali? L'ho chiesto al venditore: mi ha risposto così.

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Ora, si possono pensare mille cose. Tutte ipotesi. Forse è un bagarino. Forse il proprietario di una ricevitoria che si è messo da parte questi dieci biglietti. Forse è un falsario. Forse è semplicemente uno di quelli che ha fiutato l'affare e ha deciso di vendere cara la notte passata fuori a una ricevitoria di provincia. Forse nessuna delle precedenti. Ma il fatto è, in ogni caso, gravissimo e rischiosissimo (di queste gravità e di questi rischi, su queste pagine, ha scritto anche Fabio Giambò qualche mese fa). Voglio pensare all'assurdo: che quello che mi dice sia vero, che per partite del genere al San Paolo si ragioni al contrario, che ci siano meno misure di sicurezza e sia prassi entrare senza controllo dei documenti, contro ogni regola. Ammesso e non concesso tutto ciò, i tempi che, ahinoitutti, corrono, mi impongono di chiedergli se non ha pensato teme che quel biglietto, con il suo nome sopra, possa finire in mano a un malintenzionato, magari senza documento. Mi ha risposto: "che fa?". Non ho ritenuto di fare altre domande.