Il giorno più bello, quel 10 maggio 1987, lo scudetto, altri due e forse più perduti, una finale di Coppa Italia in una notte tragica, un grande allenatore nelle rispettive storie, Bruno Pesaola, il “Petisso”, una rivalità e due identità allo specchio. Una delle città gioiello del nord e l’altra tra quelle più inimitabili del Mediterraneo. E non solo.
Fiorentina-Napoli arriva presto, terza giornata, per un agosto che ha già scaldato i motori di un campionato incognita per tante ragioni. Al Franchi la sfida si annuncia piena di contenuti. I viola hanno mostrato i primi indizi interessanti in un avvio di stagione segnato da due vittorie (una conseguita col Twente nei playoff di Conference League) e due pareggi. L’ultimo, per 0-0, ha consentito alla squadra toscana di superare il turno preliminare della competizione. Il Napoli, invece, nei due successi con Verona e Monza ha sfoggiato qualità e un’immediata armonia di gioco tra i vecchi e i nuovi. Al di là del valore degli avversari, il gioco è apparso subito caratterizzato da un’intesa maturata all’ombra di una rielaborazione del gruppo guidato da Spalletti.
La gara di Firenze sarà un banco di prova di certo stimolante per i padroni di casa e significativo per i partenopei, visto il tipo di avversario. La squadra di Italiano non è considerata tra le pretendenti al titolo, ma può essere tranquillamente annoverata tra le formazioni che possono mettere in grande difficoltà anche le cosiddette grandi.
Con la Fiorentina il Napoli ha dovuto fare spesso i conti col proprio destino. Anche lo scorso anno la partita al Maradona decretò l’inizio della crisi che significò l’addio alle speranze scudetto, proprio nel momento della stagione in cui gli uomini di Spalletti sembravano lanciati verso la conquista della vetta. Lo stesso era avvenuto pochi anni prima a Firenze, nel celebre 3-0 per i viola in cui Simeone, ironia della sorte nuovo acquisto del Napoli, con la sua tripletta aveva causato una sconfitta che per gli azzurri significò la fine del sogno tricolore. Andando più indietro nel tempo, un’altra partita rievoca la perdita di uno scudetto. Nella stagione 1987\88 il Napoli, a una giornata dalla fine, perde 3-2 a Firenze, mentre il Milan, pareggiando in casa con la Juve, blinda la vittoria del campionato. Se gli azzurri avessero vinto quella partita, probabilmente, le sorti di quel torneo sarebbero state decise da uno spareggio.
Tornando ai giorni nostri, la gara offre non pochi temi tattici. Il 4-3-3 di Italiano non può essere totalmente considerato un sistema a specchio con quello applicato da Spalletti. I viola tendono ad alzare uno dei due mediani e ad abbassarne l’altro, cercando di ampliare la linea dei trequartisti in appoggio alla punta e di cercare gli esterni con verticalizzazioni lungo la linea laterale. Biraghi e Sottil sono gli estremi di una catena dove Maleh o Bandinelli ne costituiscono il raccordo. E spesso molte azioni pericolose possono nascere proprio da quella fascia. Un’alternativa a Biraghi e Terzic, fluidificante molto rapido. A centrocampo Bonaventura, Amrabat e Mandragora concorrono per due posti, mentre in attacco il tridente dovrebbe affidarsi, oltre che a Sottil, a Jovic e Kouame, non senza la possibilità dell’inserimento di qualche alternativa.
Le attenzioni di una fase difensiva non sempre impeccabile saranno su Kvara e su Osimhen in particolare. E sarà interessante vedere quale tipo di approccio sceglierà Italiano per la gara. Se il palleggio dal fondo che spesso caratterizza il suo gioco o se velocizzare la manovra con la conquista del pallone e affidarsi a un’economia del passaggio più efficace e imprevedibile. Al di là di ogni ipotesi, per entrambe rappresenta un test molto indicativo.