“Comprare un club di calcio non è solo una questione di business, devi amare quella squadra. Io sono interista da quando venne comprato il trio olandese”.

Parole e musica (soprattutto per i memes artist sui social) di Erik Thohir, la cui gaffe sull’Inter degli olandesi, in poche ore, è diventata viralissima in tutto il mondo. Soprattutto perché il mondo, quello del calcio di fine anni 80, lo conquistò un trio di olandesi, a Milano, ma sponda opposta, quella a tinte rossonere. Cosa nota, appunto, più o meno ad ogni latitudine.

Detto che Gullit, Rijkaard e Van Basten hanno evidentemente vestito, con discrete fortune, la maglia del Milan e non quella della “sua” (?) Inter del cuore, e poco c’è da farci, a mitigare l’epica gaffe del tycoon indonesiano, è possibile dare un’occhiata agli olandesi che la maglia dell’Inter l’hanno vestita sul serio. Ecco, per usare un eufemismo, non hanno esattamente portato in dote Palloni d’oro.

Per iniziare dalle note più liete (e anche più recenti) per il popolo interista, impossibile dimenticare, tra i (pochi) oranje che hanno fatto davvero la fortuna dei nerazzurri Wesley Sneijder. Arriva nel 2009 dal Real Madrid, nella già rodata Inter lanciatissima dal post-Calciopoli, e arriva per scrivere la leggenda: quella del triplete del 2010 con Mourinho, e per vincere il successivo Mondiale per Club, e la successiva Coppa Italia. 22 gol in 116 presenze, capaci decisamente di lasciare il segno nella storia, recente e non, nerazzurra. Un amore solo parzialmente macchiato dai costanti accostamenti successivi dell’olandese, proprio al Milan (e in questo caso per Thohir sì, la confusione sarebbe stata legittima).

Decisamente più dimenticabile l’esperienza di Luc Castaignos in nerazzurro: approda alla Pinetina nel 2011, la lascia dopo 6 presenze e un gol. E resta l’ultimo olandese all’Inter. Anzi, l’ultimo in campo, il penultimo in assoluto: perché anche l’esperienza in panchina di Franck De Boer, all’alba della scorsa stagione, non lo consegna esattamente alle pagine più gloriose dell’epica interista. Certo, resta la vittoria sulla Juventus: un po’ poco, per rivalutare la storia degli olandesi in nerazzurro.

Già, perché, oltre a Sneijder il deserto: impossibile definire diversamente la militanza nerazzurra di Edgar Davids (ex rossonero), arrivato nel 2004 dal Barcellona, dopo aver dato il meglio di sé in carriera a Torino in bianconero: per lui solo 14 gare, senza gol.

Ma per i tifosi nerazzurri, parlare di olandesi “condivisi” con il Milan, è esercizio di pura crudeltà: certo, quando arriva in nerazzurro, nel 1999, Clarence Seedorf è già stato campione d’Europa con il Real Madrid e l’Ajax. Anche per questo il suo flop in nerazzurro (detto che comunque realizza 14 reti in 92 presenze, in un’Inter che fa flop di suo, non aiutandolo) è fragoroso. Fragoroso quasi quanto il suo luminoso futuro proprio in rossonero, dove passa in cambio di Francesco Coco. Il resto è storia, del calcio e della letteratura degli sfottò tra i tifosi: Seedorf inizia con la Champions del 2003 a Manchester, e non si ferma più.

Il 2003 è anche l’anno in cui dall’Ajax arriva in nerazzurro Andy Van Der Meyde: per lui avventura interista senza infamia e senza lode, con 1 rete (bellissima) contro l’Arsenal in Champions, in sole 32 presenze con la maglia nerazzurra.

Non era andata molto meglio ai tulipani nerazzurri negli anni 90. A cominciare dalla coppia Jonk-Bergkamp, arrivata in pompa magna dall’Ajax nel 1993. Il valore dei due giocatori sembra assoluto, e già si parla di risposta olandese al trio milanista di cui sopra. In realtà, più che altro, l’attaccante fa impazzire la Gialappa’s e gli spettatori di Mai dire Gol, molto più per i gol sbagliati che per gli 11 realizzati. Insomma, i due combinano un po’ poco per giustificare in due i 28 miliardi di spesa dell’ultima Inter di Pellegrini. Non sensibilmente meglio, qualche anno dopo, nell'Inter di Moratti, Aron Winter, che dopo 4 (buone) stagioni alla Lazio, arriva in nerazzurro, dove contribuisce alla conquista della Coppa Uefa del 1998, ma realizza una sola rete in 77 partite (erano state 25 in biancoceleste). 

Storicamente, dunque, non un grande rapporto tra gli olandesi e l’Inter. Difficile sostenere, per Thohir, che il trio a cui si riferisse fosse quello composto da Sneijder, Seedorf e De Boer. L’ex presidente va rimandato in storia, con un monito pesante: in realtà la storia tra l’Inter e l’Olanda, per molti tifosi forse è meglio dimenticarla.