Sette gol nelle prime sei gare di campionato disputate avevano cancellato ogni dubbio sulla possibilità e capacità di Edin Dzeko di ripetersi con un altro allenatore dopo le 29 reti che lo avevano incoronato capocannoniere del passato torneo. La strepitosa doppietta di Stamford Brigde ne aveva dato quella che sembrava essere la definitiva dimostrazione di forza. Eppure, da allora, 18 ottobre, ormai più di un mese fa, il bosniaco non ha più trovato la via della rete.

Dal 3-3 esterno con il Chelsea in Champions League, il numero 9 giallorosso ha disputato sette partite, cinque di campionato e due europee: sempre in campo per tutti i novanta minuti, è il giocatore di movimento più utilizzato da Di Francesco. Gli unici minuti di riposo che gli sono stati concessi risalgono al 23 settembre, quando sul risultato di 3-0 all’Olimpico contro l’Udinese, gli diede il cambio Defrel al 71’. Il digiuno in Serie A dura dal 1° ottobre, gol a San Siro contro il Milan: poi a secco, dopo una pausa per gli impegni delle Nazionali, con Napoli, Torino, Crotone, Bologna, Fiorentina, Lazio. Per ritrovare una simile astinenza bisogna risalire ai tempi a cavallo tra Rudi Garcia (poi esonerato) e Spalletti, quando il bosniaco tra dicembre 2015 e gennaio 2016 giocò 7 partite da titolare consecutive (intervallate da due turni di stop per squalifica) senza mai riuscire a trovare il gol. Nella passata stagione è stato al massimo tre (per due volte tra l’ottobre e il dicembre 2016) il numero di partite di fila senza segnare.

Contro il Crotone (Getty Images)

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La Roma è riuscita a sopperire alle mancanze, almeno in termini realizzativi, del suo centravanti. Nelle prime sei gare disputate di campionato, Dzeko aveva segnato 7 dei 14 gol totali della sua squadra, addirittura il 50%, paragonabile all’attuale Icardi che ha segnato 13 delle 25 reti (il 52%) dell’Inter in questa Serie A. Oltre a Dzeko, avevano trovato la via della rete solo Kolarov, Nainggolan, Florenzi ed El Shaarawy con una doppietta; due autoreti completavano il bilancio.

Nelle ultime sei di campionato, la Roma ha segnato meno gol, solo 9, ma vinto comunque cinque partite, senza ricevere alcun contributo dal proprio numero attaccante principe che non è mai finito nel tabellino dei marcatori. In gol sono andati ancora Kolarov, Nainggolan ed El Shaarawy, ma anche Perotti tre volte (con due rigori), Gerson con una doppietta, Manolas. Decisivo soprattutto quindi l’apporto degli esterni d’attacco: se per vie centrali non si è riuscito a sfondare, ne hanno approfittato lungo l’out esterno, sono arrivati i gol da Perotti e Gerson che ricoprono la fascia alta del campo. Una conferma che arriva anche dalla Champions League con il roboante 3-0 sul Chelsea dell’Olimpico grazie alla doppietta del Faraone romanista e la rete dalla distanza di Perotti.

Analizzando i dati Opta, sono 36 i tiri totali di Dzeko (di cui ben 18 nello specchio, il 50%) delle prime sei gare disputate con una media di 6 a partita: avversari come Verona (10 tiri contro) e Benevento (11) hanno naturalmente aiutato. Sono 23 i tiri totali (di cui solo 7 nello specchio, solo il 30%), poco meno di 4 a gara, invece nelle ultime 6, quando tra gli avversari più abbordabili c’era il Crotone (7 tiri contro). E il bosniaco fermo al palo anche lì, la traversa colpita ad inizio ripresa è l’ultimo dei quattro legni colpiti in questa Serie A.

Giù in picchiata naturalmente la fantamedia del giocatore, viste le ultime prestazioni in cui non ha fatto mancare il suo apporto in termini di sacrificio e di supporto alla manovra, ma senza riuscire a strappare niente di più che la sufficienza, mentre in classifica marcatori si ritrova davanti ora Higuain a 8 centri, Mertens a 10, Dybala a 12, Icardi a 13 e Immobile a quota 15. L’anno scorso messi tutti in fila.

La stanchezza la causa dei problemi di mira e della vena perduta? Difficile lasciarlo fuori anche solo per un turno, ma Di Francesco sicuramente avrà presto bisogno di nuovi segnali di vita da parte del suo numero 9.