Poco prima e quasi subito dopo la pandemia sono i due precedenti tra Napoli e Barcellona. Due squadre che hanno in comune l’elemento più prestigioso della storia del calcio. Con la differenza che Maradona in Spagna trovò il disagio di doversene liberare, mentre a Napoli il Pibe conquistò la gloria eterna. In entrambe le esperienze due fughe. Diverse, per chi in vita è stato braccato, più che marcato.

Col Barcellona il Napoli fino a questo momento ha avuto poca fortuna. Come quasi sempre con squadre spagnole. I catalani hanno eliminato il Napoli sia in Champions, sempre agli ottavi, che in Europa League, nel sedicesimo in cui Zielinski illuse i partenopei col gol del momentaneo vantaggio in trasferta prima che i blaugrana imponessero la maggiore caratura tecnica.

L’ultima volta c’era Spalletti, che a pronunciarlo adesso fa sempre più impressione. Era al suo primo anno, quello della preparazione alla storia. Prima c’era Spalletti, adesso c’è Calzona. In mezzo c’è stata una devastazione a cui solo un’impresa di questo tipo potrebbe restituire il giusto risarcimento. L’ex secondo di Sarri e mister Luciano arriva a rimpiazzare l’inefficacia di Mazzarri con il suo bagaglio tecnico silenzioso, di chi in passato ha lavorato nell’ombra da fine suggeritore a chi ha sfiorato e a chi ha raggiunto un trionfo atteso trentatré anni. Non tutti sanno che dietro il bel gioco ai tempi del sarrismo prima e di Spalletti poi c’è stata anche la mano di mister Calzona.

Insieme all’allenatore della nazionale slovacca ci sarà anche Sinatti, in missione speciale su autorizzazione della federazione. Due figure dall’ombra per tentare di ricomporre il ricomponibile dove nessuno, anche il più pessimista, avrebbe immaginato di contare su una partita, anzi due, almeno si spera, per risvegliare un entusiasmo saturo di nostalgia per un’annata così incredibile da sembrare già lontanissima.

Il Barcellona è attualmente terzo nel campionato spagnolo, ma i catalani sembrano pronti al sorpasso sul Girona che ha smesso di essere la squadra delle meraviglie della prima parte di Liga. Gli 8 punti dal Real sono tanti, ma la distanza dalla vetta non autorizza ad avanzare ipotesi stravaganti. Qualcuno dice che il Barcellona è in crisi. Sbagliato. Gli spagnoli hanno vinto il girone di Champions e nelle ultime uscite di campionato sembrano aver recuperato la brillantezza di chi saprà giocarsi le sue carte per arrivare fino in fondo.

Il tasso tecnico dei catalani è molto alto. Il nuovo allenatore del Napoli si ritroverà catapultato in un debutto da primo in una gara che non è proprio tra quelle più banali. Più che di un suo intervento tecnico, di fatto, ci si può aspettare soltanto una reazione ad hoc della squadra. Chiunque andrà in campo sa che questa è l’ultima occasione per dare un senso a un’annata che, in caso di eliminazione, farebbe i conti col più desolante degli anonimati. 

Il Barça è nettamente favorito. Al di là delle ipotesi di formazione, a resistere ai catalani e all’idea di poterne offendere la tenuta difensiva ci sono due giocatori potenzialmente disposti a fare la differenza. L’orgoglio e il Maradona. Il calcio è strano. A volte la sua imprevedibilità riesce a superare ogni immaginazione. Calzona sa che per adesso può contare prima di tutto su questo.