È nell’ordine delle cose che per questa partita passi qualcosa di importante. Napoli-Juventus nella storia dei partenopei ha sempre avuto del decisivo. A distanza ravvicinata o indirettamente. Negli anni dei due scudetti fu doppio successo (determinante) per il primo e vittoria a Fuorigrotta (che valse un rilancio altrettanto decisivo) per il secondo. Guardando la classifica attuale le cose non sono poi così diverse.

Conta poco che sia la penultima del girone d’andata. Perché il peso di certi frangenti si avverte pure a distanza. Si avvertirà più avanti, si sentirà a conti fatti. A prescindere delle dichiarazioni, diplomatiche e simulatorie, della vigilia, la gara al Maradona vale un pass per la più solida delle psicologie. 

Il Napoli gioca il suo primo scontro diretto sul terreno amico. Il distacco con le inseguitrici è maturato in trasferta. Trappola numero uno per gli uomini di Spalletti. Perché nella famigerata stagione 2017\2018 la Juve giocò a Napoli nello scontro d’andata con un -4 che una vittoria per 1-0 ridusse a un punto, pareggiando, di fatto, la corsa che punto a punto si darebbe protratta fino alla fine del campionato. E fu proprio tra le mura amiche che un Napoli fino a quel momento esaltato da numeri e prestazioni di livello non riuscì a consolidare, se non addirittura ad allungare, un vantaggio che, sempre a distanza, avrebbe potuto avere un peso decisivo.

Il tema tattico è chiaramente affidato a un ignoto che si rivelerà soltanto a gara in corso, a seconda delle possibili evoluzioni che la partita potrà prendere. Mille letture si prestano a rischi e prudenze rispetto agli equilibri che hanno portato le due squadre a questo confronto. Allegri conterà sui tre centrali Danilo, Bremer, Alex Sandro, con Kostic esterno, Locatelli e Rabiot riferimenti mediani e Milik in attacco supportato da Di Maria. La Juve ha la migliore difesa del campionato, appena 7 i gol subiti, e proviene da una lunga striscia di vittorie segnata da una cinica arte dell’1-0. 

Il Napoli ha la seconda difesa e il primo attacco, con 39 reti segnate. Spalletti dovrebbe affidarsi alla formazione che spesso è partita come undici iniziale. Mario Rui e Olivera si contendono il posto sulla fascia sinistra e Politano dovrebbe essere favorito su Lozano. Per il resto, quasi certamente la mediana a tre, formata da Anguissa, Lobotka e Zielinski, dovrebbe supportare la manovra del reparto offensivo in cui Kvara e Osimhen avranno il compito di scardinare la difesa meno battuta della Serie A. 

Una prima curiosità tattica è di ordine puramente, e relativamente, numerico. Considerando gli schemi iniziali, Napoli e Juve non saranno speculari rispetto alle linee di gioco. Difese a 4 e a 3, mediane a 3 e a 5, attacchi a 3 e a 2. Conteranno, certamente, gli sviluppi delle rispettive duttilità, perché entrambi gli allenatori chiederanno massimo sacrificio a tutti gli uomini in campo nella corsa e nel dispendio di movimenti e coperture. Tenendo conto delle caratteristiche, molto differenti, delle due squadre, più che il modulo di partenza, probabilmente, incideranno le capacità di muoversi tra le linee e di tenere compatto l’assetto della squadra. Le possibilità dei cinque cambi risponderanno, cambiando o meno le cose in campo, a questi atteggiamenti. 

L’unica certezza è l’importanza della partita. Al di là del fatto che le due milanesi aspetteranno l’esito dell’incontro per trarne un qualche beneficio, Napoli e Juve non giocheranno pensando a cose diverse dai loro rispettivi avversari. Come è sempre stato nella fisiologia di questa partita quando è contata qualcosa. E questa conta.