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In un’epoca in cui tutto è diventato digitalizzato ed il fantacalcio ha smesso di essere giocato su lerci quaderni che puntualmente arrivano mezzi strappati a fine stagione, per noi è diventato un gioco fatto per adulti che non vogliono smettere di crescere. È così ti trovi a superare i 30 anni ed a decidere di passare il tuo tempo libero a commentare lo stato di forma di calciatori che, ormai, sono quasi tutti più piccoli di te.
La nostra lega è relativamente giovane, ma è l’unico modo (per molti di noi) per mantenere saldi come un tempo i contatti tra amici di vecchia data. Il gruppo whatsapp della lega non serve soltanto a discutere di fantacalcio, ma a sentirti di nuovo ragazzino nei ritagli di tempo che la vita ti concede. Soprattutto per noi, che viviamo un’età importante, che porta molti del nostro gruppo a stravolgere d’un tratto la vita da ragazzi attempati e nullafacenti, che mai vorresti abbandonare. È così che grazie ad Higuain, Icardi, Blaciqualchecosa, e tutti i campioni che ormai governano questa bistrattata Serie A, noi abbiamo l’occasione di tornare ad essere costantemente in contatto rubando poco o niente alla vita faticosa e piena zeppa di problemi dei giorni nostri. È così che il fantacalcio si mischia con messaggi del tipo “presto diventerò papà” oppure “cazzo, mi hanno licenziato”.
Si badi bene, siamo giovani uomini del sud. Poco abituati, in questi casi, a lasciarci andare troppo ai sentimentalismi. Siamo amici legati da un affetto profondo, abituati a vivere braccio a braccio praticamente da 20 anni. Abbiamo condiviso qualsiasi cosa, qualsiasi notizia, in qualche caso anche le ragazze. Ma da buoni uomini del sud, siamo soprattutto abituati a dimostrarci l’affetto in un modo diverso dal classico abbraccio, che nella nostra comitiva è sempre stata cosa rara. Piuttosto ci dimostriamo vicinanza e affetto attraverso qualche battuta, ed è così che un “sto diventando padre” diventa occasione per sfottere il fortunato. “Povero figlio, a crescere con un padre come te” oppure frasi del tipo “hai finito di vivere, l’anno prossimo al fantacalcio sarai una schiappa”.
Abbiamo un modo bizzarro per crescere e forse la nostra lega, la nostra amicizia stessa, è un modo per tenere viva la parte “bambinesca” che risiede in ognuno di noi.
La nostra lega ogni anno prende il nome (o meglio, il soprannome) di chi ha vinto l’anno precedente. Il giorno delle partite, la chat di whatsapp de il “FantaCecchino” diventa veicolo di aggiornamento per ciò che accade in campo, soprattutto diventa il luogo in cui nascono nuovi soprannomi, nuovi sfottò, nuovi modi di imprecare. È grazie alla nostra lega che Francesco è diventato “Il Cecchino”, vista la sua abilità a far ammonire il giocatore del proprio avversario per poterlo relegare ad un misero 65,5 e consentirsi la vittoria per 1 a 0. È così che Arnaldo è diventato Ar66, grazie alla sua abilità a fare il punteggio giusto per poter strappare spesso una vittoria insperata. È grazie alle nostre discussioni su whatsapp che io sono diventato “Lazzaro”, perché dopo due anni consecutivi da fanalino di coda finalmente sono “resuscitato” e lotto per un posto sul podio. Il giorno dopo le partite, sulla nostra chat di whatsapp è il giorno più bello. A Josef spetta il compito dei commenti, volutamente ricchi di errori ortografici (delle volte sbaglia perché non sa scrivere, ma sa giocarci anche un po’ su) e di sfottò. Josef è anche il re del canto. È intatti abilissimo a tradurre in canto gli avvenimenti della domenica. Utilizza canzonette famose (da Battisti a Janis Joplin, passando per le sigle dei cartoni ed i Pink Floyd) per farne canzoni di sfottò per il protagonista più iellato della giornata o, ancora meglio, per tentare di gufare il Re del momento.
Il “gufaggio” (o “sucamento” nel dialetto catanzarese) è uno dei passatempi migliori di noi tutti. Il giorno delle partite ogni vittoria è impossibile e tutti sembrano essere costretti a giocare in 10. Chi è più bravo a sucarsela, vincerà la partita. Il più abile, il più “cecchino”, sarà campione della nostra lega. Non serve a nulla avere campioni o brocchi in squadra. Non serve a nulla la tua abilità nell’asta.
A proposito: l’asta di riparazione di quest’anno è stata portatrice di un vero e proprio (per quanto piccolo) miracolo. La dimostrazione emblematica di quanto questo gioco sia capace di appianare le distanze, di avvicinare gente lontana mille miglia.
Il nostro amico Hordak (ovviamente utilizzo il soprannome, perché è così che ci identifichiamo) è un militare in missione in Afghanistan ed è grazie all’asta che abbiamo avuto l’opportunità di regalargli qualche ora di serenità, qualche ora di beato fancazzismo passata in un posto di guerra. Ed allora all’asta il fantacalcio (con l’ausilio di internet, che sia benedetta la rete) ha fatto sì che per una serata Hordak fosse a Catanzaro e noi tutti nella sua camera ad Herat. Noi tutti insieme, lui accanto a noi attraverso la webcam. E se, come al solito, siamo stati incapaci di abbracciarlo, seppur idealmente, grazie alla nostra proverbiale “freddezza” di uomini del sud, quantomeno siamo stati capaci di condividere con lui un momento molto particolare della sua vita. Un momento particolare della storia dell’umanità, un momento particolare delle vite di tutti noi, che lentamente cresciamo senza (forse) volerlo fare.
Lo so già, ci ritroveremo ad essere stanchi genitori attempati, con i capelli sempre più bianchi e le vite sempre più distanti gli uni dagli altri. Avremo sempre meno tempo per ritrovarci in cantina a bere e giocare alla play station e sempre meno tempo per perdere tempo passeggiando per il nostro disgraziato quartiere. Ma avremo sempre il tempo di giocare al fantacalcio, strumento sopraffino per staccare dalla vita di tutti i giorni, per sentirci ancora bambini. Nessuno osi separare ciò che il fantacalcio unisce.
Francesco - La mia Lega Fantagazzetta