La terza Napoli-Liverpool delle ultime tre edizioni della Champions alle quali i partenopei hanno preso parte. Ormai sembra che non passi partecipazione senza dover affrontare i reds (Si ricorda anche uno 0-0 in Europa League). La seconda volta fu contro i detentori del titolo, adesso contro i finalisti della scorsa edizione, così come i finalisti dell’Europa League dei Rangers. 

Al Maradona le due sfide precedenti si sono risolte sempre nei minuti finali e sempre a favore degli azzurri (i tifosi napoletani aspettano la partita con le dovute prudenze scaramantiche). Klopp a Napoli non ha mai trovato fortuna. Sconfitto una volta dal Napoli di Benitez quando il tedesco allenava il Borussia Dortmund e altre due volte da Carlo Ancelotti. C’è da dare per scontato che stavolta il suo Liverpool sarà molto agguerrito per sfatare questo tabù. 

Ci sono tutte le condizioni affinché la gara costituisca la più classica delle trappole psicologiche. Il Napoli è partito molto bene in campionato, reduce dalla brillante vittoria all’Olimpico contro la Lazio, mentre il Liverpool ha stentato parecchio nelle prime giornate (escluso il tonante 9-0 rifilato al Bournemouth). Adesso i reds in classifica occupano la settima piazza, con un ritardo di già 6 punti dalla vetta. 

Nessuno, però, s’inganni. La Champions straforma. Soprattutto le squadre blasonate. I club abituati a questa competizione sanno trasfigurarvi anche nei loro momenti più difficili. E il Liverpool negli ultimi anni ne è stato maestro, con le sue tre finali nelle ultime cinque edizioni. Ecco che basta poco per ravvedersi su ogni ipotesi rassicurante. E questo Spalletti lo sa bene.

I contenuti tattici tengono già banco in un immaginario di ipotesi in cui il Napoli dovrebbe schierare la stessa formazione che ha battuto la Lazio, tranne, probabilmente, Lozano che sarà eventualmente sostituito da Politano. Ecco che, davanti a due schieramenti che tendono a una certa duttilità, i confronti diretti emergono subito come tra i temi più suggestivi. Kvara si muoverà nella zona di Alexander-Arndold.

L’avversario è di quelli che costituiscono una verifica di primissimo livello. La catena di destra dei reds passa per la mediana di Eliott e termina con Salah. È molto probabile che il georgiano dovrà darsi da fare anche in fase di copertura, vista la forza della fascia avversaria. Così come a centrocampo sarà curioso vedere come Lobotka e Fabinho muoveranno la squadra, vista la qualità e importanza tattica dei due calciatori.

Il gegenpressing di Klopp contro quello che Arrigo Sacchi in recenti dichiarazioni ha definito un pressing incompleto, riferendosi a Spalletti, perché troppe volte accennato e mai applicato con compattezza. Secondo l'ex allenatore del Milan e della nazionale, il Napoli dovrà affrontare il Liverpool con maggiore compattezza, tenendo la squadra corta. In effetti, tornando indietro nel tempo, le due vittorie casalinghe ottenute dal Napoli allora allenato da Ancelotti, determinarono il risultato anche grazie a un'ottima tenuta tattica mossa da un undici in grado di tenersi bene accorciato su tutto il terreno di gioco. L'unica soluzione che può mettere in seria difficoltà il tipo di sistema tattico ormai da tempo assimilato dai calciatori del Liverpool.

Osimhen, che potrebbe debuttare con la maglia del Napoli nella massima competizione continentale, è il dubbio principale nella formazione del Napoli. Dubbio che sarà sciolto, non è da escludere, soltanto all’ultimo momento. Raspadori e Simeone restano quindi in attesa di un’eventuale chiamata da titolare, col primo favorito sull’attaccante argentino. Chiunque giochi dovrà vedersela con Gomez e van Dijk. Dall’altra parte, la coppia Kim Rahmani avrà il compito di arginare Nunez e gli accentramenti di Salah e Diaz. 

L’ultima volta che il Napoli ha trovato il Liverpool nel girone, i partenopei chiusero da imbattuti il raggruppamento, ma non lo vinsero. Nell’occasione precedente trovarono una clamorosa eliminazione con appena una sconfitta (proprio in Inghilterra) e con due vittorie e un pareggio nel computo totale degli scontri diretti. Un “capolavoro” probabilistico al pari di quello dell’eliminazione con 12 punti. Adesso gli azzurri si augurano di non doversi affidare a responsi statistici spericolati, ma alle proprie forze. Dall’altra parte, però, per adesso c’è un avversario che si chiama Liverpool, guidato da Jurgen Klopp che nella sua carriera vanta, fino a questo momento, quattro finali di Champions.