West Ham United, distretto londinese di Newham, quartiere Stratford. 3 coppe d’Inghilterra, una Community Shield e una Coppa delle Coppe. Lo stesso trofeo continentale conquistato dalla Fiorentina. Gli inglesi lo colsero nella finale di Londra del 1965, battendo il Monaco 1860. I viola nella doppia finale del 1961, con gli scozzesi dei Rangers Glasgow, guidati dalla guida tecnica di Nándor Hidegkuti.

La finale di Conference League mette davanti due squadre che hanno già trionfato in passato in Europa. Un passato molto passato, di quando le formule delle competizioni europee erano molto diverse. E per la Fiorentina la finale di Praga alla Synot Tip Aréna è l’occasione di rivincita lunga decenni. In mezzo la storia di quella finale vinta nel ’61, intorno quella di due finali perse nelle altre due grandi competizioni continentali. La Champions del 1957 persa col Real Madrid di Gento e Di Stefano e la Coppa Uefa sfumata nella doppia finale col la Juventus nel 1990 in un mare di contestazioni da parte dei calciatori della Fiorentina che non gradirono l’arbitraggio dello spagnolo di Emilio Soriano Aladrén. 

La squadra di David Moyes, in passato allenata anche da Gianfranco Zola, non è l’avversario ideale per la Fiorentina di Italiano. Dopo la delusione della finale di Coppa Italia, i viola cercheranno un’ulteriore rivincita con una squadra che però porta con sé molto della solidità del calcio inglese. 

L’attaccante Antonio è il punto di riferimento di un reparto offensivo supportato da tre trequartisti a loro volta coperti da due mediani davanti alla linea difensiva a quattro. I londinesi tendono a saltare la linea di pressing anche con lanci lunghi verso Soucek, centrocampista, o lo stesso Antonio. L’attaccante giamaicano si allarga anche sulle corsie laterali per ricevere palla dai fluidificanti e aprire gli spazi per l’inserimento dei trequartisti. In fase difensiva la mediana si allinea con cinque elementi. I centrocampisti avanzati si compattano con i due mediani davanti alla difesa stringendo gli spazi dietro l’attaccante centrale che rimane isolato in attesa del recupero palla. 

Bowen, Paquetá e Benrahma sono quelli che si muovono più rapidamente tra le linee, mentre la linea difensiva tende a salire il più possibile per esercitare una marcatura il più possibile in anticipo, talvolta anche con falli tattici sistematici. Un punto debole della squadra di Moyes è probabilmente un non elevato tasso di qualità dei suoi calciatori. Un aspetto che potrebbe soccombere davanti alla capacità di palleggio e al maggiore tasso tecnico della squadra di Italiano che cercherà di fare restare in Italia la Conference alla sua seconda edizione dopo il successo della Roma nella scorsa stagione.

A Praga va in scena la possibilità di rivincita per due squadre che vogliono aggiungere un nuovo titolo continentale a quello, l’unico e identico, conquistato molti anni fa. Due scuole di calcio molto diverse, due visioni molto diverse, per una stessa speranza.