Tredici presenze, di cui otto da titolare. Tanto è bastato all’Inter per convincersi ad acquistare Roberto Gagliardini dall’Atalanta, bruciando la concorrenza di altri club italiani. Un’operazione particolare e che ha destato qualche dubbio soprattutto per la spesa effettuata, ma che ha trovato da subito riscontro nelle prime prestazioni al servizio di Pioli. Un centrocampista completo, già indispensabile nel centrocampo dell’Inter.
Il marchio di uno dei settori giovanili più elitari d’Italia e tre stagioni di discreto livello in Serie B con Cesena, Spezia e Vicenza. Il ritorno all’Atalanta nell’estate del 2016 e la possibilità di giocarsi il posto nella squadra guidata dal nuovo tecnico Gian Piero Gasperini. Le quattro sconfitte nelle prime cinque partite, hanno convinto il tecnico a cambiare qualcosa, soprattutto a livello di uomini. Scoperto Kessiè, c’era bisogno di un giocatore in grado di accompagnare la squadra, dettando un pressing alto, ma senza scoordinarne il baricentro. Gagliardini, 23 anni ad aprile, è stata la risposta il grado di incrementare il valore del gioco dei bergamaschi, meno attendisti e più cattivi nel portare pressione nella metà campo avversaria. Pressare alto è rischioso, soprattutto se sbagli l’insieme dei movimenti, ma se è orchestrato con cognizione di causa, diventa straordinariamente efficace, in quanto permette di recuperare il pallone più vicino alla porta avversaria. Oltre ai tempi del pressing, Gagliardini ha portato in dote altre due importanti skills: la bravura sulle seconde palle e la presenza fisica nel duello uno contro uno che, anche se non ti permette di recuperare la palla al primo tentativo, è utile per rallentare la manovra avversaria. La crescita dell’Atalanta ha coinciso anche con la sua e così, dopo le straordinarie prestazioni con Sassuolo e Roma e le successive con Milan ed Empoli, è arrivata la decisa offensiva dell’Inter.
Certe operazioni di mercato hanno bisogno di due condizioni per essere chiuse: tempismo e convinzione. In un mercato di giovani italiani condizionato dalla presenza massiccia della Juventus, temporeggiare su Gagliardini avrebbe significato perdere la possibilità di acquistarlo. In questo senso, Ausilio, con il benestare di Pioli, non ha perso tempo, ha alzato la cornetta ed ha scucito alla proprietà di Suning il sì per l’acquisto del centrocampista. Circa 22 milioni di euro più bonus e Gagliardini sveste il nerazzurro dell’Atalanta per abbracciare il nerazzurro dell’Inter. L’acquisto nasce da una precisa richiesta di Pioli che, per rendere colorito il suo 4-2-3-1, ha bisogno di un centrocampista particolare da schierare davanti alla difesa. Appurato che Joao Mario e Banega possono essere schierati solamente come trequartisti e che Medel è più convincente come centrale difensivo, resta da capire come gestire il duo di centrocampisti centrali. Brozovic è tecnicamente eccelso, ma per natura e nazionalità girovago e di difficile collocazione. Rispolverato, ha ridato brio alla gestione di palla dell’Inter, ma necessita di un compagno di reparto con caratteristiche particolari. Il miglior Kondogbia visto all’Inter non dispiace, anzi, ma si nota troppo spesso la paura di dover tenere la posizione, adattandosi alle scorribande del croato. Seppur positivo, sembra costipato, quasi trattenuto, tanto da dover limitare la sua vena tecnica, che si manifesta solo a tratti in giocate con un coefficiente di difficoltà altissimo. L’ingresso in squadra di Gagliardini modifica le gerarchie. Davanti alla difesa gioca lui, con Brozovic o Kondogbia. Il francese diventa alternativa (ma non è detto che lo rimarrà) di Brozovic. Che cos’ha di tanto speciale Gagliardini?
La risposta più ovvia e particolare che si può dare è: niente. La modernità di Gagliardini non lo rende speciale in nessun fondamentale, in quanto non sarà mai il giocatore che ti strappa la partita con una falcata di 40 metri, che ti serve l’assist in un corridoio invisibile o che ti calcia all’incrocio da 25 metri. E’ un giocatore semplice e questo lo rende speciale. Ha l’intelligenza di saper gestire ogni pallone nel miglior modo possibile, rinunciando all’individualità, non forzando nulla, ma servendo il compagno più vicino e meglio piazzato. Rapidità di esecuzione, scelte giuste e preferibilmente verticali sono il primo passo per rendere il gioco fluido e gradevole. Non vogliamo però dipingere Gagliardini come un giocatore qualunque, ma preferiamo andare più a fondo.
Per esempio, è impossibile non notare il suo modo di stare in campo. I movimenti senza palla gli permettono di farsi sempre trovare smarcato in fase offensiva, leggendo e sfruttando gli spazi lasciati dagli avversari. In fase difensiva, la lettura si spinge sulla seconda palla, dove è forse uno dei migliori del campionato. A seconda del movimento del compagno, capisce dove andrà l’avversario e lo anticipa, utilizzando più il corpo che il tackle. L’altezza e le lunghe leve lo aiutano nell’uno contro uno, nel contrasto diretto, ma lo penalizzano leggermente quando viene attaccato frontalmente in velocità. Ha i tempi dell’inserimento, con un'intelligenza tattica non comune che gli permette spesso di raccogliere palla vicino alla porta avversaria. Manca però della fase di finalizzazione, visto che non possiede un tiro irresistibile e nemmeno un colpo di testa “da attaccante”. Due difetti comunque migliorabili e che potrebbero avvicinarlo sempre più all’inglese definizione di un centrocampista “box to box”, ovvero in grado di iniziare l’azione e concluderla in area avversaria. Per ora ci si accontenta della grande capacità di dirigere e partecipare al pressing, aiutando i compagni a rimanere corti evitando ripartenze sanguinose. Si può dire che Pioli abbia trovato esattamente quello che mancava all’Inter in mezzo al campo, a caro prezzo, ma a ragion veduta.
I numeri di queste prime quattro partite con l’Inter, in cui è rimasto in campo per tutti i 90 minuti, confermano quanto detto. In particolare, spiccano le 7 conclusioni tentate, testimoniando come arrivi al tiro, ma senza riuscire ancora a far male. Ha creato 6 occasioni da gol (più di una a partita) ed ha tentato 235 passaggi, portandone a termine l’86%. Ha recuperato 24 palloni (6 in media a partita) ed ha vinto 37 duelli, confermando che nell’uno contro uno fisico non ha probabilmente rivali. L’intelligenza si nota anche nelle statistiche relative ai dribbling: 6 tentati, 6 riusciti. Dato che dimostra come la differenza tra una buona e una cattiva giocata risieda soprattutto nella scelta. Numeri che inquadrano ancora una volta Gagliardini come un giocatore talmente normale da essere probabilmente insostituibile nell’Inter di oggi.
Dopo 360 minuti, l’investimento “Gagliardini” ha già convinto tutto l’ambiente nerazzurro, dalla proprietà ai tifosi, passando per giocatori e tecnico. Una scelta che ha avvalorato la rosa a livello qualitativo e la società a livello patrimoniale e che, ne siamo certi, creerà le basi per il perseguimento di una strategia basata sulla valorizzazione dei giovani italiani.
Dati: Optasports