La prima volta in Champions League fu col Real Madrid. In un Bernabeu svuotato da una squalifica che decretò l’andata dei sedicesimi di Champions a porte chiuse, il Napoli di Maradona affrontò il Real del Buitre e di Michel. 2-0 per gli spagnoli e un gol clamoroso mancato da Giordano a porta vuota. Il ritorno a Fuorigrotta disse 1-1, con gli azzurri in vantaggio dopo dieci minuti grazie a Francini e col goal di Butragueño a fine primo tempo a spegnere le speranze di un Napoli protagonista fino a quel momento di una grande prestazione.

Trent’anni dopo Napoli e Real Madrid si sarebbero nuovamente incontrati agli ottavi di finale di Champions. 3-1 a Madrid per i padroni di casa e 1-3, sempre per gli spagnoli, a danno di un Napoli spettacolare e generoso, in grado di chiudere la prima frazione della gara di ritorno sull’1-0, grazie a un goal di Mertens. Vecchie storie, lontane dalle ultime soddisfazioni degli azzurri e di una squadra che nella scorsa stagione ha maturato anche in Champions un salto di qualità che ne fa una potenziale protagonista dell’imminente edizione.

L’urna dei sorteggi per la squadra di Garcia, quest’anno collocata in prima fascia, ha scelto il gruppo C. E dentro ci sono finite Real Madrid, Braga e Union Berlino. L’aristocrazia del futbol con la quale il Napoli ha più di un conto in sospeso e due nuovi avversari mai incontrati prima in una competizione europea. E ad aspettare la sfida più affascinante del raggruppamento ci sarà Carlo Ancelotti, ex tormentato di un passato recente e altrettanto inquieto, ma presto felicemente dimenticato da entrambe le parti.

Le merengues, che non hanno di certo bisogno di presentazioni, hanno in Jude Bellinghma l’uomo nuovo del nuovo corso. I blancos sono tra le grandi favorite per arrivare in fondo e anche se l’organico ha subito una parziale rivoluzione e un paio di infortuni hanno privato Ancelotti di alcuni elementi chiave in questa prima fase, la caratura tecnica e tattica, oltre che il blasone internazionale, fanno del Real l’avversario numero uno del girone C. 

Lo Sporting Clube de Braga, terzo nella scorsa stagione nel campionato portoghese, sulla carta è la compagine meno favorita del gruppo C. Città primaziale, Braga è anche soprannominata la “Roma portoghese”, a causa della sua autorevolezza nel mondo ecclesiastico. La sua bellezza paesaggistica e architettonica ne fanno un luogo di chiese meravigliose che sembrano richiamare le tensioni misteriose di San Lorenzo e San Martino, di quella Napoli eterna e sfuggente che si separa dal suo caos contraddittorio. 

Braga città di storia e con una squadra che pratica un calcio tipicamente portoghese. Tanto palleggio e uno schieramento di calciatori tutti votati a una tecnica talvolta specchiante su se stessa. Ruiz, Bruma e Horta formano la frazione offensiva di un impianto tattico in cui Pizzi cuce i collegamenti tra la prima punta e gli esterni offensivi. André Horta e Carvalho sono i mediani che connettono la linea difensiva a quattro e il reparto d’attacco dalla trequarti in avanti. L’allenatore Artur Jorge Torres Gomes Araújo Amorim si affida, quindi, a un 4-2-3-1 duttile che non disdegna di avanzare ipotesi di frequente iniziativa nella sua impostazione di gioco.

Il Fussballclub Union Berlin e.V. (Eingetragener Verein) è la faccia romantica di una medaglia in cui questo quartiere berlinese si è ritrovato dopo aver conquistato la promozione pochi anni fa. Il coro Die Mauer muss weg, che richiama un motto contro il muro di Berlino, è la voce di una tifoseria che, in linea con la visione del club, si rivolge ai valori etici di un calcio che stenta sempre di più a riscoprirli. La cosiddetta Eisern Union, unione di ferro, è lo spirito identitario di una squadra che, come altri esempi del calcio europeo di questi anni, non vuole smarrire i simboli e i loro preziosi significati. E qui, il confronto con un altro club identitario come il Napoli assume un ulteriore ragione di fascino.

I tedeschi, allenati da Urs Fischer, hanno tra le loro file Bonucci, l’ex Juventus che i partenopei conoscono bene come avversario. Il 3-4-2-1 di Fischer prevede i tre centrali davanti al portiere Rønnow, connazionale di Lindstrom, e una mediana con Gosens, altra vecchia conoscenza della seria A (ex Atalanta e Inter), e Juranovic esterni. Kevin Behrens è il riferimento centrale del reparto offensivo. 

Al di là delle molteplici ipotesi tattiche, il girone del Napoli non è povero di insidie, sia per la presenza del Real che per quella dell’Union di Berlino che possiede non poche armi per mettere in difficoltà gli uomini di Garcia. La Champions League moltiplica motivazioni e tensioni. Senza cadere in ingenui pronostici, il Napoli dovrà impiegare al meglio tutto se stesso per guadagnarsi un posto utile al superamento di un gruppo dove molta Storia passata e recente se ne sta in agguato.