Tre anni che manca ormai dal calcio italiano, tre anni di assenza per mister Malesani, colui che ai tempi in cui allenava Fiorentina e Parma era conosciuto come “l’Uragano in Panchina” e che oggi invece avverte la mancanza di quella panchina tanto cara.

Il presente vede Alberto Malesani dedito alla produzione di vino assieme alle sue due figlie Giulia e Valentina nella splendida magione di Trezzolano, alle porte di Verona e non è casuale la sigla La Giuva (acronimo di Giulia e Valentina, le figlie di Malesani, mentre La è estrapolato da “Alberto”).

Nato nel 1954 a Montorio veronese, Malesani vanta una carriera non entusiasmante da calciatore (San Michele Extra, Primavera del Vicenza): era un giocatore dai piedi buoni, ma troppo compassato per reggere un calcio sempre più veloce, così trova lavoro come rappresentante della Canon di Verona (sponsor che si abbinerà alla maglia del Verona di Bagnoli, campione d’Italia nel 1984/85).

Nel 1987 un segno del destino, il Milan nomina tecnico il rappresentante Arrigo Sacchi e si appresta a diventare leggenda, mentre l’Olimpia Domiero fa sedere sulla sua panchina un altro rappresentante, il trentatreenne Alberto Malesani, un altro segno premonitore.

Nell’anno seguente, Malesani passa nel settore giovanili del Chievo e dopo aver abbandonato la Canon nel 1990, decide di rischiare il tutto per tutto nella carriera di allenatore e manager del club clivense: organizza la campagna abbonamenti e la gestione dei biglietti la mattina, quindi nel pomeriggio allena la Primavera con metodi all'avanguardia: difesa a zona, pressing e squadra molto corta.

Nel 1994 arriva la storica promozione in serie B: il Chievo di Malesani gioca un calcio aggressivo, spumeggiante, con il 4-4-2 di stampo sacchiano, modulo che Malesani utilizzerà fino al 1996/97, ultima stagione che trascorre alla guida dei clivensi.

Nel 1997/98 Malesani corona il suo sogno di allenare in serie A, chiamato dalla Fiorentina che sotto la sua guida gioca uno dei migliori calci, grazie ad uno spregiudicato 3-4-3 che non si è mai visto nel nostro calcio e finalizzato dal cannoniere Batistuta. 

Gli ottimi risultati ottenuti in riva all’Arno spingono il tecnico veronese sulla panchina del Parma, dove può disporre di un'autentica corazzata con gente del calibro di Buffon, Thuram, Cannavaro, Veron e Crespo.

La stagione 1998/99 consacra Malesani con la doppietta Coppa Italia e Coppa UEFA (ultimo italiano a vincerla), alla fine del 1999 dopo aver incamerato anche la Supercoppa italiana, viene nominato terzo miglior allenatore d’Europa dopo i fuoriclasse Ferguson e Lobanovsky.

In seguito a questi successi però si registrano due anni piuttosto deludenti, nonostante il forte organico a disposizione e così nel gennaio 2001, dopo una netta sconfitta contro la derelitta Reggina, Alberto Malesani diventa il primo allenatore esonerato dal patron Tanzi.

Il 2001/02 è l’autentico spartiacque della carriera da tecnico di Malesani, che concretizza il desiderio della sua vita, ovvero sedersi sulla panchina dell'amato Hellas Verona.

L’avventura di Malesani sulla panchina gialloblù è una favola che inizia con una folle corsa sotto la Curva, alla fine di un infuocato derby contro il Chievo e con tanto di tensione isterica che lo vede gioire con i tifosi.

Ben presto però questa favola si trasforma in una sorta di horror: a Natale l’Hellas è in piena zona UEFA, ma dopo un girone di ritorno disastroso, il 5 maggio 2002 arriva un’incredibile sconfitta (3-0) sul campo del già salvo Piacenza ed è la condanna al baratro della Serie B.

Dopo un anno in serie cadetta con il Verona, Malesani torna in Emilia alla matricola Modena (serie A 2003/04), dove però fa i conti di nuovo con l’esonero (ancora una volta è fatale la maledizione Reggina).

Nel febbraio 2005 dopo le ultime amarezze italiane, Malesani decide di emigrare e va in Grecia a sedersi sulla panchina dell'ambizioso Panathinaikos: nonostante una qualificazione in Champions ottenuta con un buon secondo posto e un terzo posto conquistato la stagione successiva (2005/06), lo scapigliato Malesani si rende protagonista di un clamoroso show in conferenza stampa , condito da ventitré “cazzo!” davanti ai media ellenici.

Il 16 gennaio 2007 Malesani torna ad allenare in Italia, sedendosi sulla panchina dell’Udinese al posto del Profeta Galeone, ma il feeling con i Pozzo non riuscirà mai a decollare.

Nella stagione 2007/08, Malesani subentra in corso al veterano Gigi Cagni sulla panca dell’Empoli, anche se dura poco e tuttavia i toscani non riusciranno ad evitare la retrocessione del club in serie B.

Dopo un anno sabbatico, nel 2009/10 l’Uragano della Panchina torna in Toscana, stavolta sponda Siena ancora in una situazione al limite del possibile, ma nonostante un ottimo girone di ritorno, non riesce salvare i bianconeri dalla discesa in B.

Il torneo 2010/11 riporta risultati soddisfacenti nel curriculum del Malesani post-Verona: riesce infatti a compiere quella che apparve una sorta di mission impossibile, il Bologna oltre che disporre di un organico modesto, è letteralmente senza società, ma grazie all’ esperienza del tecnico veneto, si piazzerà addirittura a metà classifica.

E’ l’ultimo sprazzo di luce in carriera, l’annata seguente (2011/12) dopo sette anni di subentri, Malesani inizia il ritiro con il Genoa, soffrendo però fin da subito gli umori del patron genoano Preziosi e dell’esigente piazza rossoblù.

Nonostante i 21 punti in 14 partite (miglior punteggio del poist Bagnoli), Malesani viene ingiustamente esonerato non prima di aver indetto un altro show in conferenza stampa con il termine "mollo" in evidenza.

Dopo la disastrosa parentesi Marino, Malesani tornerà a sedersi per qualche partita sulla panchina del Grifone, in una sorta di Waterloo che si conclude nella farsa di Genoa-Siena 0-4, con gli ultras genoani che obbligano i propri giocatori a spogliarsi della divisa da gioco. 

Il seguito della carriera registrerà purtroppo un Malesani in netto calo: al Palermo nel torneo 2012/13 sostituisce Gasperini, ma dura la miseria di tre partite con altrettanti pareggi, e subisce l'esonero dal vulcanico Zamparini.

L'anno successivo viene chiamato a Sassuolo, Malesani però fallisce in toto l'esperienza neroverde: in cinque partite (contro Verona, Inter, Napoli, Lazio e Parma) non conquista nemmeno un misero punto, tanto che Di Francesco richiamato d'urgenza, riuscirà a condurre la squadra alla salvezza.

Alberto Malesani è inattivo da allora, sono passati tre anni ed oggi avvertiamo un pò tutti la sua mancanza in panchina, è un personaggio vero e quindi scomodo, che non si fa schiera di mass media a suon di bugie e ruffianerie e che inoltre non viene sponsorizzato da procuratori di un certo rilievo, ma il tempo sarà galantuomo.