Articolo vietato ai minori di 18 anni. Bollino rosso. Fascia protetta.

 

Niente paura, nessuna hot track sta per turbare gli affezionati del Memento. Ma s’avvisa chiunque dotato di rispettabile codice delle buone maniere, di non proseguire la lettura della nuova uscita, perché qui, tra poco, si abbandoneranno i modelli e i campioni del british style, per affacciarsi non senza un briciolo di sfrontatezza, sui fattacci accaduti per mano della raffinatezza. Nessuno si scandalizzi, e nessuno prenda esempio.

 

Tagliamo corto e presentiamo presto presto il figuro che occuperà i minuti a disposizione dell’imprevedibile amarcord, che raccoglie in rubrica aneddoti e personaggi del pallone che, adesso regola buon senso e prodigio, e poi sfugge al controllo, come la mano ribelle di un marmocchio che se la svigna dalla presa del genitore.

 

Dobbiamo tagliare corto perché il personaggio in questione è uno che non le manda a dire, e che non ha mai fatto della diplomazia la sua arte preferita. Sorvoliamo sulla “blogmania”, i siti votati alla più feroce e suburbana “clandesitinità”, i rischi e i raschi nel barile, perché le definizioni non sono confortanti. Stiamo parlando di Salvatore Soviero, e che il Galateo ci perdoni, compreso il buon gusto dei ben pensanti e dei pudici retrogusti della morale pallonara.
 

 

Sasà Soviero, nolano doc classe 73’, portiere giramondo, faccia da duro, piglio netto e poco cordiale. Nel 1996, durante Fermana - Giulianova, campionato di C2, non disdegna di dire la propria durante una mezza rissa scatenatasi a partita in corso. Un dirigente cerca di trattenerlo afferrandolo alle spalle, ma il gentile estremo difensore, ferito nell’orgoglio di dialettico del Neoclassicismo, rievoca gli spiriti dei padri antichi della lotta, e con una rapida mossa, atterra il coraggioso moderatore. Perché non fargli esprimere la sua opinione?

 

 

 

Passano tre anni e, nel 1999, durante una partita del campionato di B, tra Brescia e Genoa, Sasà svela al calcio italiano uno dei suoi segreti. Di giorno s’allena per giocare a pallone e di notte studia presso l’Accademia della Crusca. Ne fa le spese il giovane guardalinee che, reo di aver chiamato un calcio d’angolo giusto, si vede scatenare addosso i versi di ultimi generazione di Sasà. Dal dizionario del dolce stil novo, contaminato da una lieve inflessione dialettale, piove qualsiasi cosa, e il bello è che il guardalinee, che ha pure ragione, non sa neanche come reagire. Di chiamare l’arbitro, nemmeno a pensarci. Dopo le parole, si potrebbe passare ai fatti, e non sarebbe piacevole.
 

 

 

 

Ai fatti, Sasà ci passa il 15 aprile del 2004, quando, in diretta nazionale, durante una spigolosa Messina - Venezia, decide di ispirarsi alle gesta del pugilato d’altri tempi, moltiplicando e abbattendo avversari come fossero birilli. Disturbato non si capisce bene da cosa, Soviero si scaglia contro la panchina del Messina, picchiando chiunque ha la sventura di trovarsi lungo il suo disperato cammino. Occorrono decine di intervenuti per placare la sua ira, che gli costa 5 mesi di squalifica. Dicono che Sasà abbia trascorso quel periodo approfondendo gli studi intorno ai filosofi contemporanei minori.

 

 

 

Nella sua carriera di portiere, Soviero, il calciatore che si è ispirato ad Hulk Hogan, George Foreman e Dante Alighieri, ha vestito 15 maglie diverse, di tutte le categorie, prima di iniziare l’esperienza di allenatore sulla panchina della Palmese, compagine prossima alla sua città di origine. Non poche casacche per un portiere.

 

Il wrestler mancato, la difesa estenuante e priva di sovrastrutture delle idee da riservare a muso duro, l’agguato, la solitudine, l’affronto scostumato con la fronda dell’io contro tutti. Le spezie più incaute per condire il futbol che non scaccia la sua vena latina più pericolosa e pericolante. Le tinte più forti per il vestiario chic e sgargiante del pugile prima dell’incontro, in quella conferenza stampa dove si promettono cazzotti e battaglie.

 

Manca soltanto una colonna sonora, una soundtrack sensazionale, o magari lieve e raffinata, in sottofondo alla rissa. Per intenderci, una scena alla Martin Scorsese. Immaginatevela da soli, senza remore e senza inibizioni, almeno fino a quando restiate in assenza del nostro personaggio. Diversamente, adottate le dovute precauzioni. Siate prudenti.

 

Una cosa è sicura. Ogni calciatore sogna di dimostrare alle platee di essere uno inimitabile. Per certi versi, Sasà Soviero ci è riuscito.
 

 


 

 

 

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka