E alla fine arriva Polly, titolava un film qualche anno fa. In serie A invece, alla fine, vince la Juventus. In una stagione diversa, particolare, complicata dal covid, la Juve vince potendo ancora chiudere a 89 punti. Non tantissimi, ma neanche pochi. Certo, i gol subiti sono quasi raddoppiati e la qualità del gioco non è esplosa. Nonostante un Dybala rigenerato dal nuovo allenatore.

Sarri era arrivato per la rivoluzione, nel gioco e nelle idee. Ma si è dovuto arrendere ad una squadra con diverse abitudini. Il Lione e la Champions metteranno il titolo definitivo a questa stagione ma due cosette vanno ricordate: quando la Juve ha iniziato la sua striscia clamorosa di nove scudetti nel 2011-2012 Sarri era a Sorrento in C e veniva pure esonerato. La grandezza di questo allenatore sta nel non aver mai mollato, ed essere ripartito da Empoli con entusiasmo.

Poi il super Napoli, lo scudetto sfiorato e quei titoli che sembravano non arrivare mai. Invece col Chelsea è arrivato il trofeo internazionale, con la Juve il tanto sognato scudetto. Per uno con la fama (tipicamente italiana) di perdente, non c’è male. Affatto. E a dirla tutta ha vinto lo scudetto con tre avversarie che possono chiudere a 80 punti, una vera rarità nel nostro calcio. Senza aver avuto Chiellini tutto l’anno, con un attacco di fenomeni ma corto numericamente, con un mercato e dei centrocampisti inadatti al suo gioco.

C’erano i presupposti per fallire, ma non è successo. La Juve ha vinto ancora. La torta c’è. Per la ciliegina, bisogna galoppare in Champions League. E non sarà una passeggiata.