Per noi incalliti ragazzacci degli anni '80, la Mano Negra fu una delle band più iconiche dell'adolescenza. Riuscirono a mergere sapientemente rock, reggae, ska, punk e alternative, ma anche musica etnica, in quello che poi proposero come un genere nuovo: la patchanka, ovvero uno stile nuovo, ibrido, e non strettamente categorizzabile. E per questo motivo, assolutamente affascinante e di rapida divulgazione, anche in un'epoca in cui la condivisione non era ancora figlia né del web, né dei social, né di eMule.

Il loro ultimo album si chiamava 'Casa Babylon': uscì il 6 maggio 1994, ossia durante l'immediata vigilia del Mondiale '94.

L'ultimo, di Diego Armando, ma anche, volendo, il più iconico.Già. Perché se c'è una storia che fonde calcio e vita, e che meglio di ogni altra rappresenta ed esemplifica quella magnifica espressione anglosassone che recita rise-and-fall, immergendola addirittura in un antisimmetrico fall-and-rise, è proprio quella di Maradona alla Coppa del Mondo statunitense. Non sta certo al sottoscritto raccontarla: anche perché se ve la siete persa, o comunque non goduta sino alla sua ultima, poetica, goccia  d'essenza, siete semplicemente colpevoli di avere disconosciuto il bello per definizione

Ma torniamo alla Mano Negra e al suo leader storico, Manu Chao.

Mentre Maradona si allenava duramente, nell'isolamento quasi totale della pampa, per provare a tornare parte di sé stesso e dare una mano ad Alfio Basile e al suo popolo, José Manuel Arturo Tomás Chao Ortega componeva 'Santa Maradona'.

Un inno alla gioia pallonara, ritmato dai cori da stadio, ingrassato da furenti sonorità di rock popolare e reso viscerale dall'utilizzo ante litteram di un cantato in francese che quasi fa impallidire la trap. E che fa più o meno così.

Tutti gli uomini si scatenano
davanti alla tele
St Etienne, Bourg La Reine
Tutti degli stronzi!
Sugli spalti è l'inferno
Ascoltate i tifosi:
Calcio, calcio, calcio
Vai, vai, vai !
Corri, corri, corri!
Colpisci il pallone.

Santa Maradona, prega per me. 

[...]

I Mondiali sono finiti
Maradona non è più qui
A proteggere gli italiani.
[...]
Santa Maradona, prega per me.

E sì, Diego, prega per noi.

Noi, non da oggi, ma da una quarantina d'anni, preghiamo per te. E lo faremo per sempre, per te che sei stato un'icona popolare, a cui quasi tutto abbiamo perdonato.

Anche sin da prima del 1994, in cui Manu Chao cantava a squarciagola quell'accorato appello, che sottintendeva che per l'umanità già allora non eri più solo un calciatore, seppur il più grande: ma una divinità immanentistica, venerata in Argentina, a Napoli e nel mondo intero.

E non può essere un caso, se quell'alfanumerico e inconfondibile D10S, in qualche misura da oggi ha anche fotografato la sua sorte.

Foscolo, d'altra parte, diceva che un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda

Diego lo ricorderanno diversi miliardi di persone e lo tramanderanno almeno quattro, festanti, generazioni.
Il che lo porrá anche al di sopra dell'eternità: proprio come il Dio pagano che è sempre stato

E la parte più romantica e affascinante di tutto ciò, è che questo destino ce l'ha sempre avuto nel suo mai più azzeccato soprannome.