Massimo vantaggio di una prima in classifica a questo punto della stagione, record di punti sempre alla fine della tappa n.25, è questo quello che sta facendo la Juventus di Massimiliano Allegri in questa ennesima stagione ad oggi incredibilmente esaltante dal punto di vista dei risultati: perché, allora, sembra che tutti, dagli addetti ai lavori al peggiore dei tifosi, non si accontentino di quello che la Vecchia Signora sta ponendo in essere? Può un ottavo di finale di Champions League, seppur solo dopo il suo primo atto, produrre le critiche che in quest'ultimi giorni stanno investendo il coach livornese? E' vero che in Italia siamo tutti allenatori e direttori sportivi, per lo meno nessuno si sente da Pallone d'Oro, e forse è proprio questo il punto: ad un certo punto finiscono le responsabilità dell'allenatore e cominciano quelle dei calciatori, perché è difficile credere che sia stato Allegri, per esempio, a dire a Bonucci e Mandzukic di fare l'assist per i due difensori dei Colchoneros sui gol subiti, così come è difficile credere che sia stato Allegri a dire a Ronaldo, fra oggi e mercoledì scorso, di tirare in porta solo su punizione (non la specialità della casa) per poi restare totalmente fuori dal gioco bianconero. E si potrebbero fare tanti altri esempi. Per intenderci ancora meglio: Allegri ha una lunghissima serie di colpe in quello che la Juve oggi ancora non riesce a mostrare, ma andiamoci piano perché sennò si commette l'errore inverso, e cioè banalizzare il peso di fenomeni che prendono milioni di euro per far godere i tifosi, quando ci riescono.

Per ora fra i tifosi che godono ci sono sicuramente quelli del Milan: ancora una vittoria soddisfacente, ancora una firma di Piatek, ancora un'ottima prestazione di Paqueta, ancora una buona prestazione caratteriale nel segno di mister Gattuso. Sembra una realtà capovolta rispetto a qualche mese fa, il 2018 è solo un brutto ricordo, all'orizzonte c'è di nuovo quella terra nota per i colori rossoneri che risponde al nome di Champions League, quella dove altri sempre con maglia strisciata non riescono proprio a diventare protagonisti assoluti. Non è ancora fatta, anzi, la strada è ancora lunga, ma già solo il fatto di esserci a febbraio dentro questa corsa è motivo d'orgoglio per chi da troppo tempo è lontano da certi palcoscenici: il calcio italiano ha bisogno di specifiche realtà per risollevarsi a 360 gradi, vediamo fino a dove saprà arrivare questo nuovo ciclo milanista.

Cicli che invece bisognerà capire da chi saranno occupati in Europa League: Sampdoria e Torino non smettono di sognare, la Fiorentina è lì incollata, la Lazio attende di recuperare per capire quale ruolo occuperà in questo senso, e bisognerà capire chi resterà fuori dal piano più alto. Sono comunque notizie positive per un campionato che davanti sembra già deciso nelle prime due posizioni, e che anche dietro ha due realtà apparentemente già spacciate, poi il grande e bollente calderone dal quale uscirà la terza condannata: solitamente è questa la fase della stagione nella quale si comincia a correre anche lì in basso, la sensazione è che però, almeno per ora, si pensi più a non andare fuori-giri alzando la velocità di crociera per capire magari cosa succede in altri lidi. Possono spuntarla tutte, possono essere risucchiate in tante, è quel pepe che manterrà succulento il piatto sino (si spera) al fischio finale della 38.a giornata.