E allora, bentornato, amico calcio. 

Di te, in questi lunghi mesi, s'era sentita una maledettissima, e devastante, mancanza. Già.

Perché, lo sai bene, a noi piaci a prescindere. Coi tuoi ritmi serrati e con le tue polemiche, con i tuoi protagonisti più o meno virtuosi, e, soprattutto, con le emozioni che solo tu sai regalarci. Ma anche con le immagini, i momenti, i canti di gloria e le urla di disperazione: perché se c'è una cosa che che più di ogni altra abbiamo finalmente ritrovato, del tuo intero universo sconfinato, sono proprio le emozioni.

E se oggi, finalmente, abbiamo ricominciato, goderecci, a fare scorpacciata anche quelle del campionato, l'antipasto più ricco di pantagrueliche leccornie ha avuto il sapore esotico della finale di Coppa Italia. Un evento visto in 180 Paesi, diffuso da 30 emittenti globali, firmato Lega Serie A e Coca Cola, che ha deciso - nell'ambito di una proficua relazione iniziata già scorso dicembre con la Coca-Cola Supercup - di sostenere, come già fa da tempo in ambito sportivo, anche, e a maggior ragione, il grande calcio tricolore, affiancandosi a Panini e Nike. Una partnership destinata a consolidarsi col tempo, visto che il significativo marchio legato alla bevanda analcolica più famosa al mondo sarà Official Partner della Serie A anche nella stagione 2020/21.

Da venerdi 12 a mercoledi 17 giugno, quindi, i nostri robusti appetiti sono alfine tornati a essere appagati. E se anche lo spettacolo in campo non è stato dei più memorabili, noi di esso siamo tornati beatamente a nutrirci, come se fosse la fonte di ogni sollievo. E la fine di un digiuno lungo 100 giorni.

Nessuno, nell'attesa, è rimasto immobile. Già, perché nel frattempo la situazione sanitaria e sociale, in Italia, è cambiata e s'è evoluta: fortunatamente, in senso positivo. Ma sono tante le cose che in questo periodo abbiamo imparato. E che ci hanno riguardato da vicino. Anzi, da vicinissimo.

Tra queste, c'è il famigerato distanziamento sociale. Devastante, per le nostre consolidate abitudini, ma necessario per affrontare e sconfiggere un virus che ancora oggi dobbiamo riuscire ad annientare definitivamente. Un nuovo codice di interpretazione della quotidianità e delle relazioni che, purtroppo, ancora adesso in molti faticano ad accettare e, soprattutto, ad applicare. Ma che fortunatamente il calcio ha saputo prontamente implementare nella sua caotica routine, insegnando anche agli altri come adattarsi al momento. Per tornare ad essere il più prossimo possibile a sé stesso, ed a ciò che conosciamo e amiamo, comunque e nonostante tutto. 

Per il bene nostro e altrui, ormai lo sappiamo, non potremo, ancora per un po', frequentare luoghi pubblici ove sia impossibile rimanere a debita distanza l'uno dall'altro. E tra questi luoghi, purtroppo, ci sono anche gli stadi. Lì, dove decine di migliaia di cuori, da sempre, si abbracciano in un sol stuolo di passione, attraverso le instancabili redini della fede calcistica, per qualche tempo vedremo solo il vuoto e ascolteremo solo il silenzio. Ma così non è stato in finale di Coppa Italia

Durante la quale, grazie al lavoro sinergico di Lega Serie A e Coca Cola, abbiamo assistito per la prima volta in assoluto anche in Italia allo spettacolo del calcio 2.0. In un mondo, quello del pallone, ancora oggi troppo analogico, il web e la tecnologia ci hanno trasportato, almeno per una notte, in un mondo che già esiste, e di cui già usufruiamo giornalmente: quello digitale. L'evento finale di Coppa Italia, seppur giocato in un Olimpico isolato, e - ahinoi - desolato, è entrato nelle nostre serate di mercoledi scorso in modo completamente interattivo. E, finalmente, moderno. 

Su Instagram sono stati Christian Vieri - uno dei protagonisti prima del calcio, e oggi anche dell'indiscusso visual-social network per antonomasia - e la sua vivace combriccola, formata da Nicola Ventola e Lele Adani, a raccontare Napoli-Juventus in real time, prima, durante e dopo la gara, in un format, la Bobo TV, che durante il lockdown ha fatto ridere di gusto, e conoscere i retroscena più succulenti del mondo del pallone, ai suoi oltre 2 milioni di fan. Perché il vero talk calcistico, oggi, si fa e si legge sui social: il calcio da bar è stato sostituito dai commenti e dai like. E per quanto nostalgici siate, anche voi negli ultimi anni avrete partecipato, anche solo da spettatori, a quello che è il modo più diretto, rapido e fruibile di parlare di calcio: ovvero, sul web. 

Il tutto mentre, poche ore prima, sempre via web, e nella fattispecie YouTube, non solo i tifosi, ma soprattutto i milioni di gamers italiani hanno potuto intrattenersi (e magari imparare qualcosa) con un format che anche noi di Fantacalcio.it abbiamo promosso - ricordate la Spring Cup e la Spring Cup II? - in questo periodo: un torneo online tra professionisti degli eSports. La eCoppa Italia Coca-Cola, trasmessa live sul canale della eSerie A TIM, ha visto sfidarsi i nostri amici di Inter Qlash, Milan e Juventus in un acceso triangolare su PES 2020. Ha vinto, per cronaca, il Milan, alla fine, ma più che altro ha vinto e si è consolidato un nuovo modo di vedere il calcio virtuale: quello in cui chiunque, da ogni parte del mondo, e in ogni momento, può godere di un assolo di controller che si trasforma in una giocata bellissima da vedere. 


Ma ciò che è entrato più massicciamente nelle nostre case è stata la diretta TV della partita. 40% di share e oltre 10 milioni di spettatori sono i due dati che, inoppugnabilmente, hanno certificato come e quanto avessimo un bisogno quasi fisiologico di tornare a vivere di pallone. E il fatto che siano state le due più acerrime rivali sul campo degli ultimi anni, Napoli e Juve, ad arrivare sino in fondo, non poteva che irrobustire la sfida di un'attesa fremente.

Pronti, via. E, per fortuna, intorno ai 22 protagonisti della tenzone, non c'era il vuoto cosmico che tutti si aspettavano. Gli spalti, sì, non erano brulli e funerei, ma colorati. E vivi, a modo loro.

Certo, non paragonabili a quelli in cui i cuori si allacciano, e le urla di gioia e passione si mescolano ai rumori del campo, ma presenti. Perché grazie alla coreografia digitale ed alla regia televisiva, una grafica virtuale ha replicato il movimento e le parvenze di chi non c'era. Si potevano replicare fedelmente i singoli tifosi, i loro cori, il loro movimento fluttuante e tutto ciò che rappresentano, all'interno di una partita di calcio? Ovviamente no. Ma l'alternativa sarebbe stata desolante. Un intero stadio, peraltro come l'Olimpico, che conta 65mila posti, completamente vuoto e inespressivo. Una cornice in bianco e nero per lo spettacolo a colori per definizione che è il calcio.

Non il calcio qualunque, ma il grande calcio, che finalmente è tornato. Nella sua nuova versione 2.0, completamente digitale, e pronto ad adattarsi ad e in un periodo che nessuno di noi avrebbe auspicato di vivere, ma che ci tocca affrontare e superare. E così come noi tutti, durante il lockdown, abbiamo barattato la mancanza di amici e familiari con le videochiamate, abbiamo sostituito le spese nei supermercati e nei negozi con gli acquisti on-line, e trasportato nel mondo digitale alcune delle cose più belle a cui eravamo abituati, anche il calcio ha imparato a vivere in modo diverso. Perché se il sorriso di una persona cara, visto sullo schermo di uno smartphone, non sarà mai vivido e espressivo come quello di cui ci si può beare dal vivo, anche il calcio non sarà mai pari a sé stesso, senza tifosi. Ma se l'alternativa è tenersi solo il ricordo di quel sorriso, allora ben venga la replica digitale di quel sorriso sullo smartphone. E, allo stesso modo, anche i tifosi virtuali che altro non sono che la nostra proiezione. Non solo intorno al calcio, ma verso il futuro.

Un futuro in cui torneremo negli stadi. Ed in cui, di silenzi assordanti e spalti completamente vuoti, non dovrà restarci che lo sbiadito ricordo.