Pirandello raccontava di sei personaggi in cerca d’autore. L’ultimo turno di campionato invece ne propone due, agli antipodi ma capaci in modo diverso di trasformare in oro quello che toccano.

Ibra fa paura, senza mai invecchiare, senza mai retrocedere un passo indietro, senza mai rinunciare. Ha preso un Milan che nove mesi fa faticava ad essere da Europa League e lo ha fatto diventare forte, sicuro, concerto e primo in classifica. Magari non sarà il piazzamento finale (chi può dirlo in un anno così strano) ma di sicuro il cambiamento è totale. La squadra attacca bene e difende meglio, ha vinto il derby e se l’è cavata anche nelle partite senza il suo Superman. Che twitta e si diverte, provoca e non sta mai fermo. Invecchia e migliora come il vino rosso. 2 partite 4 gol, anni 39: chapeau Zlatan!

Anche Gattuso fa paura, quando si arrabbia. Ma soprattutto fa paura il suo Napoli, che è a sua immagine e somiglianza. Serio, concreto e con una voglia matta di stupire. La forza fisica di Osimhen e Bakayoko, al servizio delle idee di Gattuso, hanno reso il Napoli una squadra scomoda per tutti. 12 gol fatti e 1 subito, squadra verticale che è diventata formidabile nel palleggio, abilissima nelle coperture preventive, e che segna a raffica. Magari non è Osimhen a finire nel tabellino dei marcatori direttamente. Ma crea spazi, fa sponde, va a 200 all’ora e fa sportellate. Dopo tanto 4-3-3, visti gli uomini a disposizione, Gattuso ha cambiato e reso il Napoli una squadra scomoda per tutti. Perfino l’Atalanta, schiacciasassi come nessuno, ha passato un pomeriggio a domandarsi cosa stesse accadendo.

Juve e Inter sono avvisate: Ibra e Gattuso non hanno voglia di lottare, solo per il quarto posto...