È un titolo che vale, sia per la Coppa Italia, sia per il finale di stagione con gli ultimi posti Champions da assegnare e Napoli, Milan e Juve che hanno solo due posti da prendere.

Gran finale di Coppa soprattutto però. Una Atalanta meno arrembante e una Juve che, nonostante una stagione con più ombre che luci, quando ha giocato le finali, le ha vinte. Soffrendo e faticando, come nella Supercoppa contro il Napoli. Ma sono due trofei vinti al Mapei e, aldilà della rima, valgono molto per Pirlo.

Perché la squadra ha dimostrato che nei momenti importanti sa esserci. Non aveva mai battuto l’Atalanta, 1-1 a Torino e sconfitta 1-0 a Bergamo. Eppure lo ha fatto nella finale. Giocando una delle migliori partite stagionali. Di solito le finali non sono divertenti, ma questa lo è stata e per merito di entrambe. Non riesce a impreziosire con un trofeo la sua avventura Gian Piero Gasperini, ma la sua Dea resta una creatura mitologica che non va pesata dalle vittorie, ma da quello che ha costruito e dallo status acquisito. Stabilmente tra le prime quattro del campionato, un anno si e uno no in finale di Coppa Italia e sempre avanti nei gironi delle coppe europee. Chi vuole disconoscere questo in nome dei trofei faccia pure, ma urge ricordare che prima della cura Percassi-Gasperini, la Dea come acuto massimo aveva avuto qualche settimo e ottavo posto, ma più spesso lottava per la salvezza e ha saltato il 20% delle ultime 35 stagioni proprio perchè si trovava in serie B. E se oggi perde le finali è comunque festa grande come ricordato (giustamente) anche dall’eco di Bergamo in prima pagina.

Ora per i nerazzurri c’è il Milan in una sorta di spareggio per il secondo posto, mentre per il Milan vuol dire dare un senso diverso a questa e alla prossima stagione. Certificando una grande annata e una serie di clamorosi progressi. Ma deve vincere perché è probabile che la Juve a Bologna, con l’entusiasmo della Coppa a spingerla, porti via tre punti. Mentre per il Napoli con il Verona, sulla carta l’impegno è più agevole.

Gran finale, in tutti i sensi. E poi comincia l’Europeo. Di sicuro non ci si annoia.