Una scelta di cuore. Il calcio e’ sempre meno romantico, business e Superlega, più che colori e appartenenza. E cosi Daniele De Rossi finisce li dove tutti quelli che lo conoscono e conoscono Roma, immaginavano sarebbe finito. Sulla panchina della sua Roma. In un momento difficile, tosto, da capitani. Gli esoneri capitano, e a salvare la Roma arriva un capitano. Non Capitan Futuro come e’ spesso stato chiamato finche’ Totti non ha abdicato, ma un leader che possa salvare una squadra diventata brutta e nona, col peggior rendimento da 20 anni a questa parte.

La Roma invece negli ultimi 25 anni, ha sempre - con qualche eccezione - giocato un bel calcio. Da Zeman a Spalletti, da Luis Enrique passando per Garcia e soprattutto lo Spalletti Bis. Negli ultimi mesi poco calcio e tanti calci, Mourinho si era concentrato molto sulle conferenze stampa e molto poco sul migliorare i giocatori. La Roma in tre anni non ha mai lottato realmente per arrivare quarta, incredibile, ma vero. Eppure per quasi 10 anni ci andava con regolarità, ma prima Fonseca e poi Mourinho l’ hanno ridimensionata in campionato, pur facendo bene il primo e benissimo il secondo, in Europa. 

De Rossi oggi sta diventando un allenatore, e l’augurio per lui e per la Roma e’ che sia bravo anche la metà di quanto mostrato da calciatore dove era tutto. Anima, cuore, grinta, rabbia ma anche piedi, idee, visione, talento. Alla Roma di oggi serve soprattutto una cosa: ritrovare entusiasmo e voglia di giocare, perché negli ultimi mesi si sono viste polemiche, simulazioni e proteste, pochi gol segnati e tanti infortuni. 

La gioia di fare le cose semplici, dall’Olimpico a Trigoria, fino alle conferenze stampa. La Roma non vale lo scudetto, ma certamente può lottare, specialmente quest’anno in cui nessuno corre veloce alle spalle del Milan, per un posto in Champions League. Dove De Rossi da giocatore ha vissuto l’emozione piu grande guidandola con Dzeko alla rimonta della vita sul Barça e fino in semifinale. 

Un uomo vero e’ proprio quello che serviva alla Roma, soprattutto oggi. Prima della tecnica e della tattica, la volontà di fare gruppo e vincere di squadra. Non vince De Rossi, perde Tiago Pinto e pareggia Lukaku. 

Ma vince la Roma tutta. Se sarà un grande allenatore lo dirà la storia, ma intanto idee e personalità non mancano. La nuova vita di Daniele De Rossi comincia con la nuova vita della Roma, e non poteva che essere cosi. “Ho solo una carriera da dedicare alla Roma e mi dispiace” disse Ddr in una delle sue più riuscite interviste. Beh ora dopo quella da calciatore ne ha un’altra. In bocca al lupo, e’ proprio il caso di dirlo.