Chi mi conosce, o legge gli editoriali che ormai da oltre una decina d'anni riempiendo questo spazio, sa bene che l'ottimismo, durante Europei e Mondiali, non è proprio la mia way of life.

Ho sempre reputato eccessivi e ingiustificati gli entusiasmi prima di alcune manifestazioni, e grottesche e fuori luogo le critiche rivolte ai nostri ragazzi, prima di altre. 
La verità è che un equilibrio effettivamente razionale, e una valutazione equidistante e davvero oggettiva, quando si parla di Italia, non può esistere. Siamo tutti, organi di stampa e media compresi, tifosi, e in quanto tali contribuiamo alla formazione di un pensiero diffuso riguardo a quelle che debbano, o possano essere le aspettative del nostro Paese, prima di una kermesse internazionale.

Questa volta, però, un po' per magia e un po' per empatia, le cose sono andate diversamente. Eravamo entusiasti prima di iniziare Euro 2020, lo siamo stati per tutte e 5 le partite sinora giocate, e lo siamo a maggior ragione adesso.
Anche perché, con una semifinale in vista, le sensazioni non potrebbero essere meno dolci di un cotton candy burrito alla gianduia in una serata uggiosa. 
La rivoluzione, a mio parere, è che per la prima volta in assoluto, da quando - USA '94 la mia iniziazione - tifo la Nazionale come se fosse l'unica cosa di cui veramente mi importa in ambito calcistico, l'entusiasmo è giustificato. 

Il triennio Manciniano è stato un percorso non solo ascendente, ma anche formativo: e non solo a livello tecnico, tattico, e filosofico, ma anche per noi, che in campo non mettiamo piede, e ci limitiamo a godere di ciò che vediamo, ricambiando quegli effluvi di piacere con godereccia e morbosa passione. Il viaggio fatto fino a Roma, dove è iniziato questo ottovolante che non accenna a rallentare, ci ha consegnato un gruppo solido pur essendo eterogeneo, dove però la lingua parlata in campo ha livellato qualsiasi discrasia. 
Il tutto, alimentando una certezza: quella di essere forti. Certo, messa così può sembrare banale, ma solo un superficiale non si sarebbe accorto, non solo durante le partite del girone, ma anche prima, che si stava creando qualcosa di speciale. 


D'altra parte, se si esclude la parentesi prandelliana in cui ci si affidava ciecamente al talento, senza neanche curarsi dei potenziali problemi alchemici, mai avevamo assistito in epoca contemporanea ad un'Italia così amorevolmente consegnata in mano ai buoni giocatori. Perché è evidente che questa sia una squadra piena zeppa di calciatori di livello, ma senza né fuoriclasse, né prospetti di fuoriclasse. A differenza, per intenderci, di quella del 2006. Che, rispetto a questa, pur mettendoci lo stesso cuore, poteva contare anche su almeno 4-5 fenomeni irripetibili. Alla lunga, certo, magari pagheremo lo scotto di non potersi cullare sulle giocate di uno o due singoli, ma nel breve periodo l'effetto è lo stesso: si vince, si convince. E, se possibile - so di turbare qualche fondamentalista - si gioca anche meglio di allora. 


E si farà altrettanto anche contro la Spagna. Che - questo invece è pacifico - non è più sé stessa già da un po', e quindi non deve farci paura. Dovremo essere ancora una volta noi a imporre i nostri valori e scendere in campo con la stessa convinzione dell'Allianz Arena, portare rispetto per un avversario di blasone, e fare quello che sappiamo fare.
 
Possiamo vincere l'Europeo? Questo non posso dirlo.

Quello che so è cosa serve affinché questo accada. E accadrà se...

  • ...Se Verratti, Insigne e Jorginho riusciranno ancora a rievocare afflati sarriani di gioia, confermandosi il terzetto di manovra più tecnico e affiatato.
  • ...Se Immobile saprà tornare a essere, anche solo in parte, ciò che è stato per la Lazio, mettendosi a disposizione degli altri e senza cercare in alcun modo giocate che non gli competono, e che peraltro nessuno gli richiederà mai. 
  • ...Se Chiellini riuscirà a tener duro ancora per due partite, garantendoci di avere a disposizione la miglior coppia difensiva del torneo. 
  • ...Se Barella confermerà la maturità e la determinazione messe in campo ieri, rivelandosi la mezzala più desiderata al Mondo.
  • ...Se Donnarumma volerà ancora con fare felino e doti atletiche fuori dal comune, andando a polverizzare i tanti suoi contendenti al trono di portiere più affidabile in assoluto.
  • ...Se Emerson Palmieri riuscirà a correre tanto, e bene, almeno quanto Spinazzola, la cui storia e il cuo sacrificio sapremo ricordare a lungo, a maggior ragione dopo quanto la sfortuna gli ha negato. 
  • ...Se anche solo la metá di questi 'se' andasse a buon fine, arriveremo sino in fondo.

E ce lo meriteremmo tutti.
Senza se e senza ma.