Lentini in maglia Torino nel 1999 (getty)

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Ha sempre fatto parlare di sé, nel bene e nel male, Gianluigi Lentini. Da protagonista assoluto in ogni caso. Viene scoperto dai tecnici del settore giovanile del Torino durante un provino al Campo Agnelli nel 1979.

Gigi brucia in fretta le tappe, tanto da esordire già in prima squadra, in serie A, ad appena 17 anni il 23 novembre 1986 (Brescia-Torino 2-0) con Gigi Radice in panchina. Nel corso degli spezzoni disputati in prima squadra desta ottime impressioni. Nell’estate ‘88 la società decide di cedere Lentini in prestito all’Ancona, in serie B, in modo da farsi le ossa in una categoria inferiore. Nelle Marche disputa un ottimo campionato, collezionando oltre 30 presenze e mettendo a segno anche 4 reti. Dimostra immediatamente doti di leader e ritorna così al Toro al termine della stagione, ritrovando una nuova dirigenza ma purtroppo non la Serie A: i granata sono retrocessi nel frattempo in B per la seconda volta nella loro storia. Dopo qualche incomprensione caratteriale con il mister Fascetti, Lentini risulta determinante per la cavalcata del campionato 1989-90 che porta alla riconquista della Serie A.

Nella massima serie la talentuosa ala offensiva impressiona tutti con la sua prima stagione da titolare (34 presenze e cinque gol), guadagnandosi anche la maglia della Nazionale (esordio nel febbraio 1991. Italia-Belgio 0-0). Con Emiliano Mondonico in panchina il Torino conquista un sorprendente quinto posto nella stagione 1990-91, oltre la vittoria della Mitropa Cup, ed un terzo posto nella stagione 1991-92, coronato dalla finale di Coppa Uefa contro l’Ajax di Amsterdam. Al termine del campionato 1991-92, la situazione finanziaria del Toro è però al collasso. Uno dei primi ad essere ceduto è proprio Gigi, diventato nel frattempo simbolo della tifoseria granata. Dopo un lungo tira e molla tra Milan e Juve, la spuntano i rossoneri che si aggiudicarono il cartellino per 18,5 miliardi di lire. Una cifra astronomica per l’epoca e la cui destinazione, nonostante inchieste ed interrogazioni parlamentari non venne mai chiarita.

Nella prima stagione al Milan (’92-’93) Lentini gioca 30 partite con sette reti segnate. Capello fin qui ha sempre dimostrato di credere in lui (“Diventerà in assoluto una stella europea”) e anche nella finale di Champions League di Monaco di Baviera, contro l’Olympique di Marsiglia, è schierato tra i titolari. Il Milan perde sorprendentemente (dopo dieci vittorie in altrettante partite di CL e un solo gol subito da Romario) quella che per lo stesso Lentini è la seconda finale europea in due anni. La stagione successiva sarebbe dovuta essere quella della sua definitiva consacrazione ma ad inizio agosto, di ritorno da un triangolare a Genova, sulla Torino-Piacenza, prima buca una gomma del Porsche giallo e poi fa esplodere il ruotino con cui l’aveva sostituita, finendo fuori strada. Al centro della carreggiata viene salvato da un camionista. Dopo aver lottato per settimane tra la vita e la morte, riesce a salvarsi e a riprendere un duro e faticoso percorso rieducativo che lo terrà lontano dai campi di gioco per un anno. Se ne va dal Milan al termine della stagione 1995-96 collezionando in totale in maglia rossonera 63 presenze e 13 reti in campionato impreziosite da 3 Scudetti, una Coppa dei Campioni, 3 Supercoppe italiane ed una Coppa Uefa. Passato all’Atalanta torna a giocare continuativamente (31 presenze). Nell’estate ‘97 il Torino della neo dirigenza genovese capeggiata da Massimo Vidulich compie il colpo a sorpresa e lo riporta al Toro. Nella stagione ’98-‘99 è protagonista del ritorno dei granata in A, sempre insieme a Mondonico. Lascia definitivamente il suo Toro nel gennaio 2001 accasandosi al Cosenza dove diventa l’idolo della città: 84 presenze in quattro anni, di cui tre di B e una addirittura in Serie D dopo il fallimento dei calabresi, ai quali regala 9 reti. Fino a che diviene un uomo di 35 anni, se ne torna in Piemonte dispensando gol e magie al Canelli, alla Saviglianese, alla Nicese: Promozione o Eccellenza, fa poca differenza. Si ritira dal calcio giocato nel 2011-12 dopo l’esperienza con il Carmagnola, sua città natale. 

Ma cosa fa adesso, dove vive, come passa il suo tempo, uno dei giocatori più talentuosi della storia del calcio italiano? Lo scoprirete adesso, nell’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva a Fantagazzetta all’interno della rubrica #FGCON.

#1 - La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?

“Vivo a Carmagnola dove gestisco una sala da biliardo. Sto bene e passo le mie giornate in maniera molto serena e tranquilla. Davvero non mi posso lamentare”.

#2 - I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?

“Non li uso già da qualche anno. Non mi sono mai piaciuti. Ho sempre mantenuto un bel rapporto con i tifosi, diretto. La gente quando la incontro è sempre molto cordiale nei miei confronti. Stessa cosa faccio io, è davvero un piacere ogni volta incontrarli e rivivere determinate emozioni”.

#3 - Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore.

“Sono tre le squadre che mi sono rimaste nel cuore. Torino, Milan e Cosenza. Come presidente non posso non citare Berlusconi, inimitabile. Allenatore dico Mondonico, un rapporto che andava oltre il rettangolo di gioco. Poi riguardo ai compagni devo dire che c’è sempre stato con tutti quelli con cui ho giocato un rapporto di rispetto reciproco, farei fatica adesso a sceglierne uno in particolare. Ci vediamo spesso alle partite, raduni delle vecchie glorie e sono davvero momenti di gioia e spensieratezza”.

#4 - Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?

“Ricordo la vigilia di Ajax-Milan, finale di Champions ’95. Ero sicuro di giocare dall’inizio e già mentalmente ero proiettato a quella sfida. Poi poco prima del match scoprii di non giocare e mi incavolai di brutto. Capello non mi diede alcuna spiegazione, ma io di sicuro ho sbagliato a prenderla in quel modo”.

#5 - In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?

“Mi sono sempre trovato a mio agio nel 4-4-2. Essendo un’ala pura con quel modulo venivano esaltate maggiormente le mie caratteristiche. E poi aggiungo che questo sistema tattico ti consente di coprire tutte le porzioni di campo ed essere al tempo stesso propositivo in zona offensiva e tenere compatta la squadra nel momento in cui si è attaccati. Resto dell’idea che è ancora oggi uno dei più efficaci”.

#6 - Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?

“Avrei voluto tirare il rigore di Baggio nella finale di Usa ’94, però segnandolo! (ride ndr). Sarebbe stato il coronamento di un’intera carriera”.

#7 - C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?

“Il rimpianto è stato quello di non aver potuto giocare un Mondiale. Ero arrivato ad un passo dal farlo e purtroppo non ci sono riuscito, anche per quanto mi era accaduto con quell’incidente di cui tutti sanno. E’ solo questo il grande cruccio che mi porto dietro. Per il resto posso solo dire che mi sono tolto grandi soddisfazioni, anche se avrei certamente potuto fare molto di più date le mie potenzialità”.

#8 - Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana.

“Donnarumma. Uno dei punti fermi del futuro del calcio italiano”.

#9 - Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui puntare questa settimana.

“Moretti. Uno dei punti cardine del Torino”.

#10 - Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana.

“Locatelli. Gran talento, diventerà uno dei protagonisti del Milan del futuro”.

#11 - Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante su cui puntare questa settimana.

“Dybala. Il giocatore più decisivo e di gran lunga sopra la media del campionato”. 

Mauro Sarrica