Il professor Giovanni Di Perri, celebre infettivologo torinese, ha parlato del caso del Torino e dell'epidemia di coronavirus che si è scatenata tra i granata nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport. Queste le parole deò Direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia e della Scuola di specializzazione in malattie infettive dell’Università di Torino.

Intervista all'infettivologo sul Torino e sui casi Covid-19

«Dal punto di vista scientifico, in senso epidemiologico, si parla di focolaio quando vengono alla luce almeno tre casi in un ambito circoscritto». 

Variante inglese del Covid, è alta la possibilità?

«Che si diffonde più facilmente, certo. Ormai è ben noto».

Velocità?

«Comunque sia, il focolaio è emerso chiaramente già così. Si parla per l’appunto di un ambito circoscritto: un gruppo squadra, come può essere una classe scolastica o un reparto ospedaliero. E gli esempi possono continuare quasi all’infinito, naturalmente».

Ora bisogna attendere 5 giorni?

«Sono medie, sono statistiche. Poi c’è chi si positivizza prima e chi dopo. Di sicuro bisognerà viaggiare davvero alla giornata, nel caso del Torino. Con tamponi e controlli ripetuti. E massima prudenza».

Di Perri sui possibili rinvii

La partita Torino-Sassuolo sarà rinviata.

«Stop sacrosanto».

Lazio-Torino, martedì prossimo, per adesso resta in calendario.

«Non sono direttamente coinvolto, ma sappiamo tutti che esiste un protocollo chiaro della Federcalcio stilato con il Ministero della Salute. Questo viene seguito, a meno di problematiche più gravi e nuove che richiedano un intervento superiore dell’Asl di competenza. Intanto auguriamoci che non emergano altri positivi nel gruppo squadra granata. Sto pensando alla salute delle persone e delle loro famiglie, il calcio viene ovviamente dopo».

Chi è stato il primo contagiato?

«Nulla esclude che un soggetto asintomatico, quindi inconsapevole, abbia contagiato altri. E che tra quegli altri ci siano i primi due casi venuti poi alla luce con i tamponi. All’età media dei giocatori, le forme asintomatiche sono oltretutto più diffuse rispetto ad altre fasce anagrafiche. Che però il contagio sia nato per colpa di una non osservanza adeguata delle cautele almeno da parte di un soggetto, beh, questo è altamente probabile, per non dire certo. Lui, oppure i famigliari con cui vive. Lo ribadirò all’infinito e vale per tutti: mascherine, distanziamento, nessun assembramento, visite a casa d’altri da evitare, pulizia delle mani e via dicendo... Insomma, l’ignoranza non è davvero tollerabile».

 

Torino, casi Covid (Getty)
Torino, casi Covid (Getty)