Cristiana Girelli, leggenda del calcio femminile italiano, ha parlato del cammino da capitana della Nazionale femminile, nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport.

Intervista a Girelli

  Partiamo dalle lacrime del momento dell’infortunio: che dolore ha sentito?  
«Avevo già avvertito un fastidio su uno stacco, ma poi in quel passaggio a Cantore l’ho sentito più forte. E ho capito che non avrei più potuto proseguire: è stata una sconfitta personale, perché io volevo rimanere lì, a lottare. Comunque penso non sia nulla di grave». 
 
Poi le lacrime che alla fine ha provato a trattenere. 
«Mi ero detta “Se dovessimo uscire non vorrei piangere”. Ma poi è successo. Siamo state a un passo da un traguardo storico. Poi io sono malinconica e romantica insieme, quindi quando qualcosa finisce, almeno in quell’istante, è sempre un po’ come la fine del mondo». 


Inghilterra squadra alla portata?
«Prima della gara qualcuno aveva previsto un massacro, invece averle messe a dura prova e addirittura averle portate a fingere una trattenuta in area per vincere deve essere uno stimolo a coltivare il desiderio di ripetersi. Perché contro questa Inghilterra il campo ha detto che la finale era alla nostra portata». 
 
Cosa ha detto alle sue compagne?  
«Ho fatto fatica a parlare. Ma dopo la gara, a tavola, ci sono stati tanti sguardi orgogliosi: questo gruppo ha vissuto insieme h24 dall’11 giugno e l’ha fatto in un modo speciale. Alla fine ho detto solo che dobbiamo essere orgogliose e che è stato tanto bello!». 
 
Oltre 4 milioni di italiani hanno visto la partita: questo Europeo ha aperto un nuovo capitolo. 
«Oltre alla delusione per come è andata, sarebbe ancora più brutto se tutto questo, in poco tempo, si spegnesse. Due mesi fa in pochi sapevano che avremmo partecipato all’Europeo, oggi l’auspicio è che tutti continuino ad alimentare questo seguito. La Svizzera sia d’esempio, ha dimostrato un attaccamento inatteso e che basta solo volerlo. Iniziando dall’apertura degli stadi». 


Mondiale?
«Prima dell’Europeo alle persone a me vicine avevo detto che se avessimo fatto qualcosa di importante probabilmente avrei lasciato… oggi, però, la condizione psico-fisica in cui sono arrivata in Svizzera mi fa riflettere in positivo. Al Mondiale avrò 37 anni, sicuramente ne parlerò con il ct per capire che ne pensa e poi lascerò decidere alle mie gambe e alla mia testa».