Youssef Maleh, centrocampista dell'Empoli, ha parlato nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport tornando sulle ultime positive uscite del club toscano.

Intervista a Maleh

 


Con Nicola è cambiato tutto, a iniziare dal modulo. 
«Spesso si dà troppo peso al modulo. Con la Fiorentina abbiamo iniziato a tre in difesa e abbiamo concluso a quattro. La differenza la fa l’atteggiamento, che ora è diverso. Siamo riusciti a cambiarlo grazie al lavoro che stiamo facendo». 
Cosa le chiede Nicola? 
«Di riempire l’area. Devo cercare di aiutare più la squadra anche sotto porta. Non segno da tanto e voglio trovare il gol al più presto, magari anche a Sassuolo». Era arrivato a Empoli per Zanetti, che però è stato esonerato.  
«Sono molto legato a Zanetti, se sono qui è grazie a lui. Dispiace sia finita così ma fa parte del gioco». 

Maleh sulla svolta


Qual è la maggior differenza tra questo Empoli e quello di inizio stagione? 
«In estate qui ci sono stati tanti nuovi arrivi e abbiamo faticato anche per questo. Ora siamo più squadra, in tutti i sensi». 
Salvezza?
«Quando sono arrivato in tanti parlavano di questo obiettivo. Adesso cerchiamo di non pensarci troppo. Se continuiamo così fare la storia del club sarà una conseguenza». 
Come ha vissuto i sei mesi di Lecce? 
«Lecce è stato un periodo difficile, ma è un'esperienza che mi tengo stretta. Mi ha insegnato cosa vuol dire lottare per la salvezza in Serie A». 
Ha qualche rimpianto per il suo passaggio a Firenze? 
«No. Posso solo ringraziare la Fiorentina perché mi ha portato in Serie A, ma avevo bisogno di una continuità che a Firenze non potevo avere». 
Empoli e Firenze sono città vicine ma realtà diverse. 
«Sì. Anche a Empoli c’è tanta passione da parte dei tifosi ma qui sono concessi errori. Alla Fiorentina un po’ meno». 
Empoli poi è famosa anche per l’attenzione per i talenti. 
«Qui è tutto a misura di ragazzo, è un club fatto per crescere. Si cura tutto: alimentazione, palestra, campo e vita». 

Maleh sulla Nazionale


Marocco?
«Sì e sono felice della mia scelta. Anche se non sto trovando spazio sogno di tornare tra i convocati». 
Ramadan?
«Sono abituato a giocare sotto Ramadan, lo faccio da quando avevo quattordici anni. Poi ci sono anche dei permessi speciali: personalmente preferisco saltare il digiuno il giorno della partita e poi recuperare il giorno in un altro periodo»