Matteo Pessina, centrocampista del Monza, ha parlato del suo ritorno a "casa" nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport. Queste le parole dell'ex Atalanta.

Intervista a Pessina

Rigore tirato con la Samp, sotto la curva a tempo scaduto?
«Già, e Chiffi, tanto per non mettermi pressione, mi ha pure detto “Se lo para, fischio”: non c’è ribattuta». 

 Bandiere?
 «Quanto è accaduto al sottoscritto fa capire che anche oggi ci sono giocatori che tengono alla maglia, alle proprie origini e alle proprie radici. Io sono nato a Monza, ho passato dieci in questa società tra settore giovanile e prima squadra e tengo tantissimo non solo al club, ma alla città, ai tifosi, alla gente di Monza. Per questo il mio ritorno è proprio una bella storia». 
 
A proposito: quanto è stato determinante il pressing di Galliani per il suo ritorno a Monza?  
«Tutto è nato il 2 giugno: ero a Wembley in Nazionale per la “Finalissima” con l’Argentina. Mi chiamò e disse “Pronto Pessina, volevo solo dirti che siamo saliti in Serie A”, e mi ha messo giù. Dopo un mese è partita la trattativa».  
 
Già, e per questo non si fa peccato a pensare che lei, se Berlusconi e Galliani fossero ancora al Milan, oggi sarebbe a Milanello con loro... 
«Sì, e col dottore ci scherziamo pure. Lui mi prese al Milan perché vedeva in me delle grandi doti. Quando il club è stato venduto, subito fecero uno scambio più soldi con l’Atalanta per Conti e a Galliani questa cosa ancora non va giù perché mi avrebbe tenuto lì».  

Pessina su Palladino


 
Palladino?
«Appena arrivato a Monzello, avevo visto le potenzialità di questo gruppo, il talento c’era. Palladino lo conosco molto bene perché abbiamo anche giocato insieme sei anni fa a La Spezia e sapevo bene che impronta avrebbe dato alla squadra. Tra l’altro, il giorno che hanno scelto di promuoverlo in prima squadra ne avevamo pure parlato e mi aveva detto “ho visto i vostri dati e dobbiamo aumentare la capacità fisica, aerobica e atletica”. Così ha fatto». 
 
Che allenatore è? 
«Lui ha studiato da Gasperini e Juric, in più ha una storia ancora “fresca” da calciatore in Serie A. Come loro, negli allenamenti punta ad andare forte e ai duelli a tutto campo, la differenza è che ci dà più libertà a livello tattico. Noi l’abbiamo seguito e abbiamo ottenuto questi risultati».  

Pessina sulla fascia da capitano


 
Ultima curiosità: la fascia gliela ha data di imperio Galliani? 
«Sì, e l’ho accettata volentieri perché sento che sotto responsabilità do il meglio. A me poi non pesa perché non ho niente da nascondere, ho un carattere equilibrato e so gestire ogni situazione».