Pierpaolo Marino, dirigente dell’Udinese, ha parlato nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport della stagione del club friulano.

Intervista a Marino

Verona? «Faccio da tanti anni questo mestiere, ma sempre con la stessa passione. E allora in momenti come questi ti senti partecipe, sebbene non protagonista diretto, nel vivere il record nella storia dell’Udinese e la splendida prova della squadra. L’emozione la provi perché non è solo un mestiere: è il sentimento che sta alla base di tutto per poter fare bene la professione. E’ la molla che mi ha spinto a diventare il direttore più giovane in avvio di carriera e quello più anziano adesso».

Sottil? «Lui ha realizzato un grande lavoro, non c’è dubbio. Ma va sottolineato che è stato aiutato dall’aver trovato un gruppo unito, con giocatori di qualità, una squadra forte. Poi lo ha facilitato anche il fatto di conoscere un ambiente e un modo di lavorare in cui ha giocato per quattro anni: ero direttore anche allora… Insomma: è tornato in un ambiente che praticamente non aveva mai lasciato e, da allenatore, ha trasmesso ai giocatori le caratteristiche che lo avevano fatto amare da giocatore».

Marino su Samardzic

Samardzic? «E anche in questo caso non avete visto ancora nulla di quello che mostra a noi in allenamento. Deve crescere, si deve affinare. Quando è arrivato, l’anno scorso, gli dissi “ti chiamerò Golden Boy”, perché mi ricorda Rivera, ma un Rivera mancino e non destro, quindi ancora più “sensibile”. E lo dico a ragion veduta perché sono così anziano – sorride – da aver ancora sfidato Rivera con l’Avellino».

Obiettivo? «Vincere partita per partita. Continuare a stupire settimana per settimana. Perché – sorride – vi abbiamo stupiti, vero?».

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