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Carlo Ancelotti, tecnico dell'Everton, ha parlato nel corso di un'intervista concessa al Corriere dello Sport delle fasi finali della prossima Champions League e del cammino delle italiane nella massima competizione europea.

L'intervista a Carlo Ancelotti sulla Champions

«Le mie finali tutte equilibrate. A Istanbul eravamo stati superiori al Liverpool, avremmo potuto chiudere il primo tempo 4 o 5 a 0, e non con tre gol di scarto come è avvenuto. Poi è andata come è andata. Quando siamo arrivati ai rigori sapevo già che avremmo perso. E pensare che avevo la miglior batteria di rigoristi possibile, Pirlo, Sheva, Kakà, Tomasson, Serginho, a differenza di due anni prima quando fui costretto a presentare tre difensori su cinque. Kaladze e Nesta oltre a Serginho».  

 
Ancelotti sulla Champions?  


«Incoscienza, fortuna e coraggio. Nel 2003 passammo i quarti battendo l’Ajax all’ultimo secondo e ci furono i due pari con l’Inter, 0-0 e 1-1. Come disse Joseph Conrad, “It is the mark of an inexperienced man not to believe in luck”, è il marchio dell’inesperto non credere nella fortuna».  

Champions, la finale con il Real come la Juventus?


«Altra finale complicata, pari di Ramos a un minuto e quaranta dalla fine. Ci eravamo arrivati con tre giocatori in condizioni imperfette, Ronaldo, Benzema e Pepe non stavano bene. Subito dopo la rifinitura i primi due erano a posto o quasi. Pepe, che avvertiva un dolore al polpaccio, fu di un’onestà commovente: «Il problema non è risolto, sento ancora dolore e se mi fa cominciare – mi spiegò – corre il rischio di dovermi cambiare dopo dieci minuti, metta in campo Varane». Simeone aveva Diego Costa nelle stesse condizioni, lo fece partire dall’inizio e dopo nove minuti dovette sostituirlo. Pepe era importantissimo per noi, un grande professionista, non so quanti altri giocatori avrebbero rinunciato a una finale di Champions per il bene della squadra, una cosa fuori dal mondo. Lui lo fece.

Juve? Un’ossessione, ma anche una fortissima motivazione. Le due cose viaggiano insieme. La Champions viene vissuta dal club come un notevolissimo investimento non solo emotivo. Io penso che quando si raggiunge una finale si sia già fatto il massimo, il resto è nelle mani di Dio».  

 Ancelotti sulle favorite per la Champions League


«I club più motivati, quelli che chiedono alla coppa la sublimazione di una stagione o di un percorso. Il Psg che non ha mai raggiunto nemmeno una semifinale, il City. Anche se i francesi non sono troppo contenti di aver pescato l’Atalanta».  

Ancelotti (Getty)
Ancelotti (Getty)