Al cinema, dall'11 gennaio, è possibile godere in 'Chi segna vince' delle gesta di Micheal Fassbender, che interpreta Seth Rongen, allenatore della Nazionale delle Samoa Americane.

Una squadra, e una nazione, la cui storia è, sportivamente, più unica che rara.

11 aprile 2001. La partita tra Australia e Samoa Americane merita addirittura una pagina wikipedia dedicata. Strano ma vero: le pagine dedicate dell'enciclopedia più famosa al mondo, da sempre, sono solo ed esclusivamente appannaggio di club epocali, personaggi immortali, fuoriclasse inarrivabili.

E invece, da anni, il mito racconta (anche) di quella partita, valida per le qualificazioni al mondiale 2002, che si giocò davanti ad un pubblico di 3.000 spettatori. In campo, tra gli altri, anche una vecchia conoscenza della Serie A come John Aloisi, in campo un paio d'anni con la maglia della Cremonese.

Di fronte al centravanti che giocò anche nell'Osasuna, la Nazionale di calcio delle Samoa Americane, che all'epoca occupavano la 203ª ed ultima posizione del ranking FIFA.

Affiliata alla FIFA dal 1998, in quella gara si ritrovò a fare la storia: e in tutti i sensi, considerato che quei 90 minuti sono il preambolo narrativo, appunto, di Chi segna vince di Taika Waititi.

31 gol subiti. 31 a 0, nonostante l'Australia scendette in campo con molte riserve. Archie Thompson ne fa tredici e iscrive il proprio nome nel Guinness dei primati per il maggior numero di reti segnate da un singolo calciatore in una partita ufficiale. 

L'unico titolare in campo, per una lunga serie di vicissitudini, di Samoa era il portiere Nicky Salapu, che fino all'ultimo minuto giocò con orgoglio e coraggio la partita della disfatta.  

Dieci anni dopo, la federazione calcistica delle Samoa ingaggia Thomas Rongen, un allenatore con esperienza internazionale, ma limitata al calcio delle Americhe. Una sfida che l'olandese, che nel suo palmares aveva solo un titolo - il MLS Supporters' Shield 1996 - accetta con curiosità e voglia, mentalità e capacità. Oltre che, probabilmente, anche un po' di sana follia. 

Si, perché nel giro di poco la squadra decide di provare a rinascere, con un obiettivo chiaro: andare ai Mondiali 2014. 

Nella prima partita delle qualificazioni, contro Tonga, una delle squadre più forti del girone, le Samoa Americane riuscirono a imporsi per 2-1, grazie ai gol di Ott e di Luani. Fu la prima vittoria riconosciuta dalla FIFA per la squadra, che interruppe una striscia di 38 sconfitte consecutive. 

Nella seconda, contro le Isole Cook, per via di un'autorete del difensore Luvu, si concluse con un pareggio per 1-1. Nella terza e ultima partita, quella decisiva, contro Samoa, la nazione rivale e gemella, solo un gol in contropiede al 91° condannò le Samoa Americane, che persero per 2-1.

Solo il risultato non premiò la squadra di Rongen, che era riuscito a ridare corpo, anima, coraggio e virtù a una squadra che aveva toccato il suo punto più basso, e che aveva deciso di rinascere dalle sue ceneri come fenice: la squadra venne elogiata e amata dal pubblico e dalla critica, proprio per il suo essere un fulgido esempio di come lo sport possa essere un mezzo di espressione, di crescita e di integrazione. L

Samoa Americane e Rongen scrissero insieme una delle pagine più belle e commoventi del calcio internazionale, una storia che meritava di essere raccontata e ricordata.

E, non a caso, nel 2014 arrivò il documentario Next Goal Wins da cui è tratto il film di Taika Waititi, nelle sale dell'11 gennaio, con Michael Fassbender.

Un film che vale la pena di vedere per gli appassionati di calcio internazionale, cinefili, ma anche e soprattutto coloro che volessero trascorrere una serata divertente ma intensa, pregna delle emozioni sprigionate da una storia vera che va oltre il calcio, perché metafora di valori più che tangibili.

Perché da una sconfitta, anche per 31 a 0, si può rinascere: tanto nel calcio, quanto nella vita.

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