Classe ’68, quella degli stravolgimenti, delle rivolte interiori e delle contestazioni. A Odeshog, una piccola cittadina della Svezia, cosa ci sarebbe stato da contestare, da rivoluzionare, se i fermenti politici dell’Europa mediterranea fossero sbarcati presso le coste scandinave? Niente, forse veramente niente. Lassù, nella pace luminosa e glaciale di un luogo votato al divieto della contaminazione, non si vede altro che terra destinata a ospitare le misteriose leggende delle divinità del nord, terre buone per allevare uomini di stazza, terre dove si allevano i giganti.
Iniziava così la carriera e l'approfondimento che dedicammo qualche tempo fa a Klas Ingesson, da circa 5 anni ammalato di mieloma multiplo. Il 13 gennaio 2010 arrivava la notizia d'una sua apparente guarigione, ma tre anni dopo lo stesso ex calciatore del Bari annunciava il ritorno della malattia e di dover esser sottoposto a un trapianto di cellule staminali visto che i due precedenti non hanno avuto successo. Un anno fa, quando venne presentato come allenatore dell'Elfsborg, dichiarò di essere guarito, ma nonostante ciò dovette spesso ricorrere alla sedia a rotelle, commuovendo il mondo intero.
Poi, tanti altri problemi. Sei mesi fa la frattura del braccio cadendo nello spogliatoio. E òa rottura del femore, cadendo dalla sua sedia a rotelle al Gamla Ullevi di Göteborg. Oggi, una notizia altrettanto triste: il tecnico ha ufficialmente deciso di abbandonare l'incarico che aveva all'Elfsborg.
"Non riesco a pensare solo a me stesso - ha spiegato Klas - . Il mio sistema immunitario non è quello che dovrebbe essere dopo tutti i problemi causatimi dal cancro: adesso sono troppo sensibile a tutto. Ho l'ordine del mio medico di calmarmi. Ecco perché questa è la decisione migliore per tutti. I miei anni qui sono stati incredibili e sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto tutti insieme. Adesso concludiamo al meglio questa stagione".
La chiosa è altrettanto amara: "Con il mio stato di salute non ci sono garanzie per il futuro".
"Ora il nostro ed il suo obiettivo è quello di finire nel migliore dei modi. Poi vedremo quale ruolo gli riserverà il futuro", ha spiegato il Club Manager Stefan Andreasson a Sportbladet. All'inizio la squadra è stata presa in mano, al posto di Ingesson, da Haglund.
Ken Follet ha scritto che “Un bambino è come la rivoluzione. Puoi dargli la vita, ma non puoi sapere come questa vada a finire”. È scritto, guarda caso, nel romanzo “La caduta dei giganti”. Klas Ingesson non vuole sentir parlare di arrendevolezza. Ha detto che lui vuole essere giudicato per quello che si porta dentro, non per quello che sembra fuori. Klas Ingesson pure quando è seduto sulla sua sedia a rotelle, pure quando sente che la malattia gli si siede affianco, non è mai a metà.
Così finiva, sempre quel pezzo del nostro Elio Goka. L'arrendevolezza, almeno per quel che riguarda il calcio, alla fine è sopraggiunta. Ma Klas Ingesson non è non sarà mai, comunque vada a finire, un uomo a metà. Perché Klas è semplicemente un eroe. Concetto evidentemente ben radicatop anche in patria, per bocca dello stesso Andreasson che ha dichiarato: "Klas ha sempre fatto un ottimo lavoro da quando è qui. E' una delle persone migliori che si possono avere in un club. Ed un eroe per tutti noi".