Jean-Marc Bosman, un nome storico per il calcio moderno, una sentenza fondamentale per quello che oggi può essere considerato il mondo del pallone. Bosman verrà infatti per sempre ricordato come l’uomo che nell'oramai lontano 1995 riuscì a cancellare, con il ricorso alla Corte di Giustizia della Comunità Europea, i vincoli sulla libera circolazione dei giocatori all’interno dell’Unione, consentendo ai calciatori professionisti aventi cittadinanza europea di trasferirsi gratuitamente ad un altro club alla scadenza del contratto con l'attuale squadra.
Ma la storia di Bosman, dal dopo sentenza, è ai limiti del tragico. Partiamo dalla fine. O quasi. Nel novembre 2011 Bosman viene accusato di violenza familiare per aver colpito, mentre era ubriaco, con un pugno la compagna e la figlia di lei. Per questo è stato condannato ad un anno di carcere con la condizionale, con l’obbligo di sottoporsi a tutta una serie di misure restrittive alquanto limitanti: controlli periodici, terapie e divieto di bere altro alcol tra i tanti. Non è però andata esattamente così: Bosman non ha rispettato le misure imposte dal tribunale, e adesso la Procura vuole revocare la condizionale e metterlo in carcere. Nel frattempo sono andati via tutti i soldi guadagnati in questi anni, frutto di interviste a pagamento, documentari, addirittura sussidi statali. Perfino il Comune di Awans, vicino a Liegi, gli ha offerto un posto da operaio. Tra le tante proposte pervenute? Tosare l'erba di un campo da calcio per la squadra della città, che milita in quinta serie.
Poco tempo fa Bosman dichiarò: "Se mi dessero l’1% di quello che guadagnano grazie a me sarei ricchissimo. I calciatori continuano ad approfittare della sentenza per guadagnare cifre pazzesche. Ci sono squadre che diventano sempre più forti perché possono andare a prendere i giocatori che vogliono. Questo succede perché io all’epoca ho deciso di abbattere un muro. Però quando firmano, giocatori e club, di me non si ricordano". Oggi l'alcosimo rappresenta invece la vita di Bosman, che questa mattina è tornato in tribunale, a Liegi, per il ricorso presentato dai procuratori che vorrebbero la conversione della condizonale in un anno di detenzione. Per una sentenza che stavolta interesserà solo la sua vita.
Andrea De Pasquale