Dopo le polemiche e l'attesa è finalmente arrivato il momento di Gennaro Gattuso al Valencia: dopo l'accoglienza trionfale di ieri in aeroporto, è stata la volta della presentazione al Mestalla, dove l'ex allenatore di Napoli e Milan ha sottolineato l'appartenenza degli spagnoli alla stessa fascia, a lui il compito di riportare i bianconeri al livello sella loro storia. Queste le frasi più importanti dell'ex campione del mondo alla presentazione.

Gattuso sul suo stile da allenatore

"Quando giocavo sudavo sempre la maglia, ero sempre a correre. Oggi invece vedo il calcio in maniera diversa. Mi piace che la squadra giochi, mi piacciono calciatori pensanti che sappiano fare molte. Oggi Gattuso allenatore e Gattuso calciatore sono molto diversi. Però nel calcio c'è bisogno del fuoco dentro, la passione, la voglia di soffrire. Come nella vita quotidiana, la differenza la fa chi si allena bene. Io l'ho vissuta per tanti anni così la mia professione. Quando giocavo tante volte sembravo presuntuoso in campo, ma la presunzione me la dava il mio lavoro quotidiano. Ero forte perché non lasciavo nulla al caso. E voglio vedere questo nel mio spogliatoio. Nelle squadre che ho allenato finora a volte mi è riuscito, spero di riuscirci anche qui".

Gattuso: "Valencia nella stessa fascia di Milan e Napoli"

"Quando mi ha chiamato il Valencia l'ho scelto subito perché giocare in uno stadio così, con una tifoseria così, ne vale la pena. Sarà complicato, ma se faremo un buon lavoro sarà bello. Al Napoli e al Milan è stato facile, bisogna tornare più indietro, quando allenavo Sion o Creta. Lì si che le situazioni erano difficili, ma qui no. Sono stato nella Ciutat Esportiva e ho visto che sono in un gran club, dove si può vivere bene. Bisogna cominciare dal senso di appartenenza. Suona bene: Napoli, Milan e il Valencia è collocato nella stessa fascia. E' una società di un fascino e una storia incredibili, anche se ora è in difficoltà. Dobbiamo pedalare, ma ne vale la pena".

Gattuso sul momento del Valencia

"Io lo so che qui tanti sono contro Peter Lim ed è per questo che voglio essere giudicato per i risultati. Se la squadra gioca male insultate me, non Peter Lim. Se perdiamo una partita non ha senso criticare Lim. Se Guedes, Gayà e Soler resteranno? Spero di sì, ne parlerò con loro. Quando dico che credo nei dati è così. Oggi parliamo di una squadra che l'anno scorso ha segnato 48 gol e ne ha subiti 53. Quando il 50% dei gol lo fanno Guedes e Soler capisci l'importanza del giocatore. Io non penso all'importanza dei capitani, ma all'importanza tecnico-tattica. Se li perderemo, perderemo tanto. Per questo voglio parlare con loro. Vedremo che margini ci saranno, non siamo sicuri che andranno via. Ma conosco bene la loro importanza. Se andranno via dovremo prendere calciatori con la stessa voglia e lo stesso spirito".

Gattuso sul suo rapporto con i calciatori e le idee tattiche

"Tutti gli allenatori che ho avuto sicuramente mi hanno lasciato qualcosa. Si può vincere con tutti gli stili. Ancelotti, ad esempio, è un allenatore che non è duro e ha vinto. Lippi invece è duro e ha vinto lo stesso. Giusto per fare due esempi. Io quando alleno la squadra mi diverto. Mi piace molto parlare coi calciatori, ma a una condizione: quando si entra nel terreno di gioco si fa sempre con grande professionalità. Posso accettare degli errori, ma deve esserci serietà nel lavoro. Mi piace avere una squadra che scherza, che sta bene insieme. Ma bastano 2-3 giocatori per rovinare un allenamento e per l'allenamento è sacro, il sacrificio è chiaro. Schieramento? Sicuramente giocheremo con una linea di difesa a quattro. Poi possiamo parlare di due centrocampisti o di tre centrocampisti, quindi 4-3-3 o 4-2-3-1. Ma l'importante è il gioco, è tenere la palla. Con molta professionalità proveremo a giocare il calcio che mi piace, quello che sto portando avanti e su cui sto lavorando da quattro anni".