Tanto tempo in una galassia lontana, lontana nel campionato di Serie A esisteva una squadra in grado di annichilire ogni avversario per la ferocia agonistica con cui lottava su ogni pallone, una squadra rinata dalle ceneri della cadetteria sotto la guida di Antonio Conte prima e Massimiliano Allegri dopo. Una squadra in grado di farsi valere anche sul palcoscenico europeo arrivando due volte in finale di Champions League. Poi, quasi improvvisamente, qualche sassolino ha iniziato a entrare nei meccanismi ben oleati di questa (quasi) perfetta macchina da guerra, ora, sassolino dopo sassolino, di quella squadra sembra non essere rimasto più nulla.

I responsabili di questa crisi non sono da ricercarsi unicamente tra i giocatori che scendono in campo, ma ha radici profonde che partono anche e soprattutto dalla dirigenza, acuite poi dalla congiuntura economica che si è venuta a creare negli ultimi anni e da scelte strategiche tutt'altro che impeccabili. Ora, inevitabilmente, si è presentato il conto, battendo ai cancelli di Vinovo come un orco delle fiabe e spazzando via i ricordi, pur vividi, dei recenti trionfi. 

Il ritorno di Allegri dopo il biennio Sarri-Pirlo era stato visto da molti come una sorta di restaurazione che avrebbe dovuto riportare in un batter d'occhio la Juventus ai vertici del calcio italiano. Senza tener conto di una rosa che si stava impoverendo sempre più, non solo dal punto di vista meramente tecnico, ma anche e soprattutto da quello caratteriale e mentale. 

L'avvio della stagione 2021-22 è stato a dir poco difficile, ma la rocambolesca vittoria in trasferta con lo Spezia sembrava aver dato nuova fiducia a Dybala e soci. Una fiducia che si era trasformata in una grande solidità difensiva, tratto distintivo delle Juventus di Allegri, e che aveva portato ad una serie di risultati positivi sia in Serie A che nel girone di Champions League. Almeno fino al derby d'Italia contro l'Inter di sette giorni fa. Nella sfida contro i nerazzurri si è vista sì una squadra attenta in fase di difesa, caduta per via di una sfortunata deviazione, ma soprattutto si è vista una squadra che non sapeva cosa fare quando entrava in possesso del pallone, tranne nei minuti finali quando, dopo l'ingresso di Dybala, è sembrata improvvisamente accendersi per andare a ricercare disperatamente il pareggio e centrando l'obiettivo pochi secondi prima del triplice fischio finale.

Nel turno infrasettimanale i bianconeri hanno ritrovato buona parte degli uomini a propria disposizione, ma questo non è stato sufficiente per vedere una prestazione di livello e carattere. Anzi anche in questo caso la Juventus si è ritrovata sotto nel punteggio per poi raggiungere il pareggio, solo che questa volta nei minuti di recupero è arrivata la rete di Maxime Lopez che ha sancito la sconfitta con un divario dalla quarta posizione in classifica che tornava ad essere molto importante. Tra i tifosi continuava a serpeggiare un certo malumore per la prestazione poco volitiva degli uomini in bianconero, ma si sperava che quello schiaffo servisse di lezione per le partite e le prestazioni a venire, invece così non è stato. 

Nella sfida di ieri sera la Juventus è scesa in campo nuovamente con un atteggiamento quasi rinunciatario, permettendo alla pressione forsennata del Verona di prendere il sopravvento fin dai primissimi minuti di gioco, così gli scaligeri hanno piazzato un tremendo uno-due sfruttando il periodo di forma straripante del Cholito Simeone. Anche in questo caso i bianconeri hanno atteso la ripresa per mostrare qualcosa di diverso, una maggior volontà di raddrizzare il risultato ma quando ormai la situazione era praticamente irreparabile e la rete di McKennie a dieci minuti dalla fine è servita solo ad illudere di poter ancora una volta agguantare un pareggio a dir poco immeritato.

La sensazione che traspare, anche dagli atteggiamenti e dalle parole del post-partita, è che il ciclo della Juventus dominante e vincente sia arrivato definitivamente alla sua conclusione. Questo sarà il primo vero e proprio anno di transizione per i bianconeri e la presenza di un allenatore di gestione come Allegri potrà essere utile per iniziare a programmare il futuro. La dirigenza dovrà sedersi al tavolo con il tecnico livornese e fare delle valutazioni approfondite sugli elementi che attualmente compongono la rosa, delineando il tipo di gioco che si vorrà proporre a partire dalla prossima stagione e quindi fare le scelte di mercato di conseguenza. I giovani, tanti e di valore, dovranno diventare in breve tempo le nuove testate d'angolo da cui ripartire e costruire una nuova Juventus vincente che possa aprire un altro ciclo. Una Juventus feroce, con tanta voglia di vincere senza, possibilmente, lasciare neanche le briciole agli avversari.