Erano stati due mesi magici per la Roma dalla vittoria interna per 3-0 contro il Verona dello scorso 16 settembre alla vittoria nel derby per 2-1 del 18 novembre: 11 vittorie, un pareggio (per 3-3 a Stamford Bridge) ed una sola sconfitta (per 1-0 in casa contro il Napoli). Di Francesco cancellava così tutte le perplessità sulla scelta societaria di affidarsi ad un allenatore considerato inesperto, mettendosi in tasca la qualificazione agli ottavi di Champions con i 4 punti ottenuti contro il Chelsea e scavalcando la Lazio in classifica.
Risultati sorprendenti ottenuti con la forza del gruppo, della solidità e della compattezza, con un calcolato e funzionante turnover e - si sa - vincere aiuta a vincere. Ma già allora era chiaro come alla Roma per poter veramente ambire a traguardi importanti mancasse un top player in avanti in grado di aiutare Dzeko, sbloccare le situazioni più complesse, concretizzare le tante occasioni da gol create, chiudere le partite. Il Salah della situazione. Ecco allora che si guardava con estrema fiducia a quello che era stato il colpo del mercato: 11 vittorie in due mesi su 13 partite giocate, tra campionato e coppa, ottenute senza mister 42 milioni Patrick Schick.
- Cosa farà la Roma allora quando avrà finalmente a disposizione anche il suo gioiello? - Ci si chiedeva con grande ottimismo nonostante i dubbi sulla sua collocazione tattica.
Il 26 novembre a Marassi contro il Genoa, nella partita della follia di De Rossi che costa la vittoria, finalmente rimette piede in campo l’ex Sampdoria (prima di allora solo un quarto d’ora contro il Verona a settembre): pochissimi minuti finali (3); più ampio il minutaggio (26’) nella successiva gara all’Olimpico contro la Spal (1 dicembre). Panchina contro il Qarabag (5 dicembre), poi scocca la sua ora da titolare al Bentegodi contro il Chievo. Il primo vero passo falso della Roma di Di Francesco: Dzeko, fino a quel momento sempre schierato dal 1’, finisce in panchina per fare posto al centro dell’attacco al ceco. Sorrentino si supera, finisce 0-0, deludente pareggio. La Roma cerca il riscatto, il 16 dicembre, stavolta Schick parte sulla destra con Dzeko al centro nel classico 4-3-3, per la prima volta i due giocano insieme dall’inizio: ma qualcosa non funziona, i giallorossi rischiano di arenarsi ancora, salvati dal gol di Fazio al 94’.
Non proprio un buon augurio per Schick. Una questione di tempo? Il 20 dicembre si gioca l’ottavo di Coppa Italia contro il Torino all’Olimpico: ancora Schick titolare, Dzeko in panchina (poi subentrerà sbagliando il rigore), il numero 14 segna il suo primo gol in maglia romanista con i giallorossi sotto per 2-0. Non basta: Roma a sorpresa già fuori dalla Coppa Italia. Almeno segnali di vita da parte dell’attaccante classe ’96 che potrebbe essere presto di aiuto per la svolta che serve in zona gol in campionato. Invece no, accade l’impensabile: il 23 dicembre la Roma ha la clamorosa occasione di ottenere un punto storico allo Juventus Stadium, ma l’errore del ceco (subentrato) solo davanti a Szczesny ha dell’incredibile.
Un’altra pesante mazzata psicologica non solo per il giocatore ma anche per tutta la squadra, che vede allontanarsi ad uno ad uno i propri obiettivi: prima la Coppa Italia, poi il campionato. E difatti non se ne viene più fuori: 30 dicembre, Schick riproposto dal 1’ insieme a Dzeko contro il Sassuolo, ma il giocatore è completamente frastornato, incapace di seguire le indicazioni del mister, sbaglia anche i movimenti e i tocchi più semplici. Di Francesco è costretto a sostituirlo al 49’, ma la Roma (in vantaggio con Pellegrini al 31’) si fa riacciuffare dal gol di Missiroli al 78’.Fallimentare quindi il processo di inserimento del fiore all’occhiello del mercato, mentre Defrel è intanto infortunato e Dzeko sembra predicare nel deserto: il bosniaco torna al gol contro l’Atalanta (6 gennaio), ma le forze offensive giallorosse sono assolutamente inadeguate. Altra sconfitta per 2-1 in casa. Schick subentra sia contro i bergamaschi (39’), sia contro l’Inter a San Siro (6’, il 21 gennaio, 1-1), sia a Marassi (27’, il 24 gennaio, 1-1) contro la sua ex squadra nel giorno del suo compleanno. Ma la Roma segna con il contagocce e non vince più. Dzeko, unico vero punto di riferimento offensivo a cui aggrapparsi, è intanto assurdamente in trattativa con il Chelsea, gli altri due acquisti estivi, Defrel e Under, ancora a caccia della prima gioia, Perotti con scarsa vena, El Shaarawy solo un discreto gregario. La situazione può definirsi tragica: i risultati non arrivano, il giocattolo si smonta, anche dal centrocampo in giù si molla, la Roma perde il suo equilibrio e subisce troppo, nemmeno un Alisson superlativo può salvarla.E Schick si fa male di nuovo: doveva partire titolare la scorsa domenica all’Olimpico contro la Sampdoria. La Roma non riesce a superare Viviano e perde comunque con il risultato di 1-0: due mesi da incubo, 3 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte che contrastano con i risultati ottenuti tra settembre e novembre. Stavolta all’orizzonte non c’è più nessuna speranza. L’attaccante ceco, oltre a portarsi dietro tutti i suoi problemi di natura fisica, si è dimostrato assolutamente inadeguato per quelle che erano le esigenze del suo tecnico, un esterno vero e prolifico per il suo 4-3-3. Una gravissima mancanza che può costare molto cara a tutta la Roma, a -5 dal terzo posto della Lazio, ma che sembra in questo momento assolutamente fuori portata, e -3 dal quarto posto dell’Inter.