Tra poco più di 48 ore il 2019 sarà terminato e dunque non c'è periodo migliore per stilare i bilanci dell'anno che si sta chiudendo.

Per la Juventus questo ha rappresentato un anno da montagne russe. Iniziato alla grande con la vittoria dell'ottava Supercoppa Italiana si è concluso con la cocente delusione della sconfitta contro la Lazio nel medesimo trofeo, nel mezzo l'eliminazione ai quarti di finale sia in Coppa Italia che in Champions League per mano rispettivamente dell'Atalanta e dell'Ajax del giovane capitano de Ligt, la vittoria del trentasettesimo Scudetto e il cambio di guida tecnica.

Tante, troppe cose da riassumere in poche righe, ma cercherò comunque di non dilungarmi ed annoiarvi troppo.

Partiamo dunque dalla fine, la sconfitta contro la Lazio in Supercoppa, la seconda nel giro di quindici giorni contro gli stessi capitolini, con lo stesso medesimo punteggio e praticamente con le stesse modalità. Nel post-partita e nei giorni successivi Sarri ha parlato di una squadra in crescita a cui possono capitare certi passaggi a vuoto, portando a paragone il Liverpool di Klopp, partito alla prima stagione senza trofei per poi diventare nel giro di poco tempo prima campione d'Europa e poi del Mondo, dominando contestualmente un campionato probante come la Premier League.

Queste affermazioni hanno scatenato la risposta social del popolo bianconero, divisa, come sempre, in due fazioni. Da una parte chi ha capito l'esempio portato dal tecnico bianconero, aprendo alla possibilità di una stagione senza ampliare la propria bacheca pur di dare al tecnico il tempo necessario per plasmare definitivamente una squadra secondo le proprio convinzioni. Dall'altra chi resta fedele al motto coniato da Giampiero Boniperti "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" trovando dunque inammissibile una stagione senza alzare neppure un trofeo, ancor di più considerando che questa ipotesi implicherebbe la vittoria, quasi certa, dello Scudetto da parte dell'Inter di Antonio Conte.

In questi casi, come sempre, la saggezza degli anziani ci viene in soccorso, con il detto "la verità sta nel mezzo". E' vero che questa è la prima stagione di Maurizio Sarri sulla panchina bianconera, scelta in netta discontinuità con il passato, ma è altrettanto vero che con la rosa a sua disposizione il tecnico ex Napoli è "condannato" a vincere per quanto possa essere dura la resistenza opposta dagli avversari, almeno sul palcoscenico italiano. Per arrivare all'obbiettivo principale, la coppa dalle grandi orecchie, entrano in gioco molti fattori, compresa la necessità di dare alla squadra un' identità precisa da sfoggiare in un tutti gli impegni continentali, elemento che ha contraddistinto gli ultimi team in grado di raggiungere quel traguardo.

Tornando indietro nel tempo, prima della sconfitta in Supercoppa, l'altro punto saliente dell'annata juventina è stato proprio quello relativo al cambio di guida tecnica. Dopo la vittoria dello Scudetto la Juventus ed Allegri si sono separati in maniera decisamente civile, come era inevitabile dopo cinque anni di trionfi vissuti assieme. La scelta del suo successore, ricaduta come già detto su Maurizio Sarri, ha dato un fortissimo segnale di discontinuità rispetto al passato, una sorta di riconoscimento del fatto che l'ambiente era ormai saturo della filosofia del livornese ed aveva dunque bisogno di una scossa. La tipologia di calcio proposta da Sarri è infatti agli antipodi da quella fatta vedere da Allegri, soprattutto nelle ultime due stagioni in bianconero. Una scelta coraggiosa da parte del presidente Agnelli e di tutta la dirigenza juventina, sicura che l'arrivo di Sarri avrebbe attirato numerose critiche verso la proprietà, anche relative al "personaggio" Sarri e non solamente per l'aspetto tecnico.

Anche in questo caso la divisione in fazioni del tifo bianconero è stata quanto mai evidente, tenendo conto anche della scelta dell'Inter di ingaggiare come proprio allenatore Antonio Conte, ex capitano ed allenatore della Juventus, storica bandiera e primo condottiero nell'attuale ciclo degli otto Scudetti consecutivi. Eppure la dirigenza si è dimostrata altrettanto compatta nella sua decisione, schierandosi accanto al nuovo tecnico fin dal primo momento.

Il punto più alto dell'anno juventino invece si è certamente raggiunto il 20 aprile 2019. Con la vittoria per 2-1 sulla Fiorentina la Juventus ha potuto celebrare la vincita dello Scudetto, con clamoroso anticipo rispetto alla fine del campionato. Un trionfo fortemente cercato e voluto pochi giorni dopo l'eliminazione dalla Champions League, per mano di quell'Ajax che mostrava al mondo la sua banda di ragazzini terribili capitanata da quel Matthijs de Ligt che solamente pochi mesi più tardi avrebbe abbandonato Amsterdam per aggiungersi alla pletora di campioni della Juventus. Può sembrare strano, ma anche questi eventi, così ravvicinati, sono stati in grado di spaccare il tifo bianconero. Da una parte chi avrebbe volentieri ragionato con più calma sul campionato pur di proseguire il cammino europeo, dall'altra chi insaziabilmente non si ferma un attimo e vorrebbe alzare trofei ogni giorno in cui il sole si alza dall'orizzonte.

Il 2019 si è rivelato dunque un anno divisorio, soprattutto in seno al tifo bianconero, mai completamente soddisfatto del rendimento della squadra, della dirigenza, del calciomercato, dei trofei. Un popolo quasi bulimico di polemiche, in grado di unirsi solamente per poche ore all'anno, ma sono quelle che contano di più: quelle in cui il pallone rotola e in cui il tifo per la propria squadra non è importante, è l'unica cosa che conta.

Infine concedetemi un ultimo saluto a Mario Mandzukic, l'attaccante ha da pochissime ore terminato la sua avventura in bianconero, anche lui con qualche polemica. Nel suo quadriennio juventino il croato ha rappresentato sul campo, come pochi altri, la classica voglia e tenacia insita nella storia bianconera, in alcuni casi eccedendo fin troppo nella sua generosità. Uomo di poche parole e molti fatti, diventato idolo della folla in pochi mesi e che ha contribuito grandemente ai successi di queste ultime stagioni.