Mai ci permetteremo l’onere di paragonare Alessandro Matri ad Alex Del Piero, non perché il capitano bianconero non possa essere raggiunto, né superato nel corso degli anni ma perché riteniamo sia ancora presto per paragonare il 27enne bianconero allo storico Alex, campione di tutto. Quello cui però stiamo assistendo, sembra proprio un passaggio di consegne.
A pochi giorni dal contestato annuncio dirigenziale del fine-carriera del capitano per eccellenza, un altro Alessandro sembra essersi ricoperto dell’investitura di leader bianconero. Dopo cinque anni di assenza dalla vetta della classifica, per la Vecchia Signora sembrano tornati i fasti di un tempo, protagonista assoluto è Matri, decisivo in più di un’occasione e già a quota 4 reti in 7 gare disputate.
La gara contro il Milan aveva lasciato una sola spiacevole eredità, quell’Alessandro, poco Magno e molto “panchinaro”, quello di una veloce passerella, in grado solo di applaudire i compagni Vucinic e Marchisio.
In poco più di due settimane il cambio di rotta; il montenegrino deve far spazio all’unica vera punta bianconera. Matri modifica in pochissimo tempo le gerarchie di Conte e il passaggio dal fantomatico 4-2-4 al 4-1-4-1 diventa realtà tangibile. Con Vucinic largo sulla sinistra, il centrocampo coperto e rinforzato allo stesso tempo e il buon Alessandro unico riferimento d’attacco la squadra trova l’assetto perfetto. Prima incanta e si assopisce contro il Genoa, poi annienta la Fiorentina. Un gol ogni due ore e poco più lo piazza tra le migliori medie-gol del torneo e se sommati ai precedenti 9 gol realizzati, la sua media è dietro solo a Borel, Charles e Boniperti.
I quasi 17 milioni occorsi per il suo acquisto diventano sciocchezze se paragonati all’incidenza sul budget di prime punte come Quagliarella e Iaquinta. Il tempo dei calcoli non è ancora maturo,
Alessandro Matri è il futuro di questa Juve, Signora mai troppo anziana in testa alla classifica che deve godere del suo momento con pochi ricordi ma con tanto presente.
Fabio Guzzo