17 maggio 2014, finale di DFB-Pokal: il Bayern rispolvera la casacca anni '90 e fa secco 2-0 il Borussia Dortmund ai supplementari. La stagione degli uomini di Klopp è finita e non c'è tempo per le polemiche relative al gol fantasma non assegnato ad Hummels, la festa s'ha da fare. "Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare...". La prima parte dell'inflazionata frase di Charles Bukowski, nato a due ore e mezza di macchina da Kevin Grosskreutz, la dice lunga sulla serata dell'esterno giocatore e ultras BVB.
Preselezionato ugualmente dal pettinatissimo Joachim Löw per la spedizione mondiale due giorni dopo il presunto lancio del kebap al tifoso del Colonia, Kevin è diventato chiaccheratissimo sui social, tanto da invocare una squadra di undici suoi cloni, ma non finisce qui. La sera della del diciassette maggio, una caipirinha tira l'altra, Grosskreutz ciondola verso la hall del 'Berlin, Berlin' e decide di urinare a pochi passi dalla reception prima di litigare con un cliente. Polizia, cronisti (che Podolski ama lanciare in piscina nel ritiro tedesco di San Leonardo in Passiria) e polemiche. L'ex juventino Jürgen Kohler, intervistato dalla Bild, lo vorrebbe fuori dai 23: "Così non va, un giocatore della nazionale deve dar l'esempio, il suo comportamento è stato indegno. Anche i bambini si accorgono della cattiva condotta di un giocatore, dell'episodio se ne parla in famiglia, a scuola, sul posto di lavoro." Fosse successo a Mario Balotelli? V'immaginate la pioggia di hashtag ed i titoloni sui quotidiani in tema codice etico?
Oliver Bierhoff, dirigente della Mannschaft, minimizza: "Kevin è giovane e emotivo, ha chiesto scusa e promesso che non succederà più, storia chiusa per noi". Sul blackout, così come definito dallo stesso Grosskreutz (multato per 60'000 € dal Borussia), parole al miele anche da parte del compagno Schweinsteiger, che al valore delle marachelle preferisce quello delle prestazioni sul rettangolo di gioco. Non fu così nel giugno 1994, quando il dito medio di Stefan Effenberg al propri tifosi costò all'allora giocatore della Fiorentina l'esilio permanente dalla nazionale allenata da Berti Vogts: il "caldo", la scusa addotta da Der Löw per giustificare il gestaccio, non bastò a salvarlo.
Alan Bisio