"Krasic non sarà mai un giocatore alla Nedved, ha corsa, ma Nedved era anche altro, Nedved era anche uno che faceva gol, invece mi spiace per la Juventus, Krasic è uno che galoppa sulla fascia e butta i palloni al centro, più di questo non è...".  

 
Parlava così Massimo Mauro, telecronista Sky, poco prima del posticipo domenicale della Juventus contro il Cagliari. Non più di un anno fa.
Sono passati undici mesi da quelle dichiarazioni. Frasi che in quella circostanza avevano lasciato coloro che non vogliono esporsi, in attesa. Aspettando che il buon Milos contraddicesse queste affermazioni.
 
E ci sono riusciti, praticamente subito. Quando Krasic si è immediatamente rivelato un mix perfetto di qualità tecniche e tanta quantità. Dedizione al sacrificio per la squadra per questa nuova ala moderna che dopo anni il nostro campionato si apprestava ad acclamare. Classe, dinamicità, visione di gioco e senso di posizione.
L’annata dei colpi mancati, dei colpi sbagliati e dei colpi sfortunati aveva finalmente trovato il suo perfetto paladino issato a difesa dell’operato degli uomini di mercato bianconeri. Krasic era tutto, l’uomo che segnava e che faceva segnare, l’uomo che piaceva e che rimembrava dolci ricordi.
 
L’uomo della nuova Juventus, la Juve del futuro.
 
 
Poi il silenzio, altro non trovo per descriverlo. Silenzio assordante, quello dei media, che per due mesi hanno spostato l’attenzione dal fuoriclasse per dedicare frivolo spazio alle vicissitudini del gruppo. Quello che quando il mister l’ha "abbandonato", si è scagliato come una tempesta di chiasso sul ragazzo di Kosovska Mitrovica.
 
Troppo cruda e triste la realtà del nostro sport più amato e troppo fesso lui (mi perdoni, la rabbia dell’occasione sprecata detta tali epiteti) nel perseverare in comportamenti che mal sono digeriti dal fruitore medio.
Colui che pensa ci sia una guerra di disonestà a farla da padrone e, chi crede che guardare il peccato prossimo sia bastevole ad alleviare il proprio e quello della squadra per cui tiene.
 
Basteranno poche righe per fare il tifo per questo giovane uomo? Questo non so, ma sono certo che tra anni ricorderò il mio incoraggiamento e da questo baserò i miei complimenti.
 
Per colui che non vogliamo ricordare come il biondo che somiglia[…]ma come la potente ala cui molti s’ispireranno.
E’ l’ora di Milos!
 
 
Fabio Guzzo